arechi dario finamoreSalerno. Prima di campionato in trasferta per la seniores dell’Arechi Rugby, impegnata ad Ospedaletto D’Alpinolo (AV) contro i Wolves per dare inizio al campionato che si spera possa dare inizio ad una vera e propria svolta per il rugby salernitano.

Per i Dragoni si tratta di una trasferta difficile, nonostante i risultati registrati lo scorso anno contro la medesima compagine avellinese che non lascerebbero spazi a dubbi, come afferma lo stesso capitano della squadra gialloblù, Dario Finamore: “Per molti di noi si tratterà di un ritorno al rugby giocato sul campo dopo un po’ di tempo, e sappiamo che la sfida non sarà facile, proprio perché servirà tanta concentrazione e voglia di accumulare minuti di rugby giocato nelle gambe, dando continuità al lavoro svolto sia durante gli allenamenti che nei test-match disputati finora”.

“La squadra – prosegue capitan Finamore – ha dimostrato sin dalla ripresa delle attività di voler dare il massimo in ogni occasione, e la prima di campionato sarà sicuramente fondamentale per iniziare bene questo nuovo diario di bordo e valutare la condizione di tutti coloro che saranno convocati dal mister”.

Purtroppo il capitano dei Dragoni non è ancora sicuro di esserci per domenica, a causa di impegni esterni, ma preferisce comunque caricare i suoi: “Non so ancora se riuscirò ad esserci domenica, ma i ragazzi sanno benissimo cosa fare. Tra l’altro prenderà il mio posto Giuseppe Pastore, vice-capitano e giocatore validissimo che sono sicuro farà molto bene il suo dovere anche in quest’occasione. Ognuno di noi dovrà fare il proprio dovere, perché crediamo in questo progetto e perché ci stiamo mettendo l’anima, ma soprattutto perché finalmente i tempi in cui si può solo parlare sono finiti”. “Ora si gioca – conclude il capitano dell’Arechi Rugby seniores – e noi tutti non aspettavamo davvero altro”.

Il drop d’inizio della sfida di domenica è previsto per le 15.30 presso l’ex campo di calcio di Ospedaletto d’Alpinolo, concesso in gestione alla società dei Wolves che può dunque godere di una struttura propria. Anche questo è un buon segnale, a dimostrazione di quanto il rugby stia crescendo nonostante la mancanza di strutture “libere” o, come accade in tanti altri Paesi, disposte a far disputare incontri di diversi sport sul medesimo terreno di gioco.