pasquale20mauri1Angri. Il sindaco di Angri Pasquale Mauri ha ordinato alla G.O.R.I. S.p.a di ripristinare immediatamente l’erogazione dell’acqua per le famiglie di Angri che si erano viste sospendere la fornitura a inizio mese.

Il sindaco aveva già palesato la propria indignazione per i metodi utilizzati dalla Gori nei confronti delle famiglie che avevano accumulato ritardi nel pagamento delle bollette.

“L’acqua è un bene primario e pubblico, di cui nessuno può essere privato – aveva dichiarato il sindaco il giorno dopo il distacco delle utenze  – Ricordo a tutti che l’articolo 2 della nostra Costituzione riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Avere accesso ad acqua potabile è un diritto fondamentale che non può essere negato da nessuno. L’azione da parte della Gori è di una gravità inaudita, e contro di essa attiverò tutte le misure in mio potere”.

Con l’ordinanza di oggi, emessa per tutelare l’ordine pubblico e la sicurezza igienico-sanitaria della città, il sindaco ha imposto alla società che gestisce la distribuzione dell’acqua la riattivazione del servizio per un periodo minimo di 60 giorni. Il comando di Polizia Locale di Angri avrà il compito di verificare l’osservanza della disposizione.

“Come avevo promesso – ha dichiarato il primo cittadino – sono intervenuto in prima persona per porre un rimedio a questa incresciosa vicenda. La mia iniziativa non si limiterà all’ordinanza, ma continuerò a monitorare l’evolversi della questione, riservandomi di intervenire con altre azioni mirate. L’idea che alcune famiglie di Angri, con persone anziane, bambini e malati, possano essere private dell’acqua è inaccettabile. E nessun motivo può giustificare una simile privazione di un bene indispensabile”.

Il  Comune di Angri si era già reso promotore della costituzione della Rete dei Sindaci dell’Ambito Ato 3 per la ri-pubblicizzazione del servizio idrico, sottoscrivendo un protocollo d’intesa e deliberando in tal senso in Consiglio Comunale. L’ordinanza, a quanto è dato sapere, è la prima nel suo genere in tutta Italia, e potrebbe segnare una strada percorribile anche da altri enti locali che si trovino a fronteggiare problemi simili.