castagno-cinipedeRoccadaspide. Una situazione tragica quella che ha colpito il raccolto del ‘Marrone  di Roccadaspide’, la particolare castagna cui è riconosciuto il marchio IGP (Indicazione geografica protetta).

Quest’anno, infatti, i dati rasentano il catastrofico e registrano un calo del raccolto dell’ 85-90 % rispetto alla media degli anni passati. Il principale responsabile di questa situazione è un insetto proveniente dalla Cina, il cinipide galligeno del castagno che, scoperto per la prima volta a Cuneo nel 2002, ha cominciato la sua opera di distruzione dei castagneti di Roccadaspide già nel 2009, anno in cui fu riscontato un primo focolaio fino a sfociare nell’attuale risultato produttivo: stando alle prime stime, ufficiose e non ufficiali, non sarebbero stati prodotti oltre 3.500 quintali di castagne rispetto ad un potenziale che si aggira intorno ai 25-30.000 quintali.

Dal 2009 è cominciata una campagna di sensibilizzazione e di diffusione da parte dell’Amministrazione con la promozione di incontri e convegni informati, ultimo dei quali si è svolto la scorsa settimana alla presenza di Luigi Scorziello, responsabile zonale Coldiretti; Domenico Zito, dell’Associazione ‘Castanicoltori Campani’ e di Federico Venere dell’Istituto Agroqualità.

“Purtroppo c’è stata questa battuta d’arresto – dichiara Fernando Morra, assessore comunale nonché  direttore della cooperativa agricola ‘IlMarrone’ – che da un po’ di anni interessa il raccolto di castagne di Roccadaspide con conseguenze molto rilevanti anche sulla manodopera, in termini di tempi lavorativi per la chiusura anticipata delle aziende. Nei periodi passati, tra raccolta e trasformazione, si andava avanti a lavorare fino a gennaio. Da due-tre anni le 120 giornate si sono ridotte a circa 20 lavorative.”

“L’Amministrazione di Roccadaspide si è mobilitata fin dall’inizio del problema permettendo la liberazione in natura del torymus, un parassita antagonista che evita il proliferarsi delle larve del cinipide. Purtroppo questo intervento necessita di un ciclo di 6-7 anni circa per ottenere efficacia così come è stato per la zona di Cuneo. Siamo al quinto anno e la situazione, seppure disperata per questo raccolto, dovrebbe cominciare a dare segnali di ripresa.”

Stando ad alcune fonti sembrerebbe infatti che vi sia stano un’ulteriore rallentamento nell’azione di debellamento anche a causa di  una situazione climatica particolare che ha permesso che si generasse la cosiddetta cydia precoce che imbarazzerebbe ulteriormente il raccolto.

Sempre all’Ass. Morra abbiamo chiesto cosa si fosse fatto a livello amministrativo per arginare il tracollo delle aziende dopo le perdite subite. “Abbiamo richiesto già l’anno scorso lo stato di calamità naturale del comparto, iniziativa che ha portato sia alla riduzione dei contributi sia, in alcuni casi, al risarcimento per molti produttori.”