Protesta forconi-battipagliaBattipaglia. Ad unirli c’è  solo la rabbia verso uno Stato inadempiente ed una politica inefficiente. Per il resto i manifestanti, poche centinaia, che stamani hanno presidiato l’entrata autostradale nei pressi dell’Ospedale sono diversi in tutto.

La chiamano la protesta dei forconi, si definiscono apolitici ed apartitici ma l’impressione che se ne trae osservandoli da vicino è che trattasi per lo più di persone in cerca di pretesti per dare sfogo alle proprie frustrazioni.

Iniziata alle 6 il blocco stradale è terminato verso le 17 quando lo svincolo è stato riaperto alla normale circolazione dei mezzi. Un corteo è attualmente diretto verso il centro della città. Qui in località ponte della Speranza intimano ai commercianti di abbassare le saracinesche in segno di solidarietà. Invito prontamente accolto. Ma trattasi, stando almeno alle prime impressioni, dell’ennesima provocazione innocua.

C’è chi vorrebbe continuare la protesta ad oltranza: ”Dobbiamo rimanere qui fino a quando non viene Letta avete capito?” e chi più prosaicamente pensa ai propri affari “Resto ancora un po’ ma tra poco vado via debbo aprire la salumeria”

Ermetico il commento di un dirigente delle forze dell’ordine che ha seguito l’intero evolversi della vicenda.

“Sono cani sciolti che non sanno neppure loro bene cosa cercano” A rispondergli indirettamente è uno degli organizzatori della protesta “Siamo contro lo Stato e la politica, lo scriva, non abbiamo un partito e non cerchiamo sponsor istituzionali. Rappresentiamo il popolo”

Ad osservarli da vicino la voce di questa protesta indistinta ed a tratti perfino indecifrabile ha i volti di graziose signorine strizzate in minigonna piuttosto che di ragazzotti  infagottati in piumini alla moda. C’è perfino chi incurante del paradosso protesta per il proprio diritto a poter “mangiare” con al polso un Rolex e nelle mani  un I-phone di ultima generazione.

Sullo sfondo una città paralizzata per ore. Perfino le autoambulanze  faticano a passare per raggiungere il Pronto Soccorso.

L’unico momento di tensione lo si  raggiunge verso le 14 quando i carabinieri indossati elmetti e scudi antisommossa cercano di caricare il presidio. Per fortuna tutto scema nel giro di pochi minuti, la prova di forza in fondo non conviene a nessuno.

Poco più in là un gruppetto tra un morso ad un panino al prosciutto ed un sorso di birra esulta leggendo il nome della propria città tra quelle menzionate dai mass-media nazionali come centri nevralgici della protesta.

“Mi hanno minacciato e tirato giù dal camion – racconta un autista dall’accento straniero fermato dal blocco  ad un carabiniere – vuole che glieli indichi? Saprei riconoscerli”. La risposta è un sorriso sornione; per oggi può bastare così.

Raffaele de Chiara 

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