206831_1984198170509_1338864_nCava de’ Tirreni. Una vita di tutù e calzamaglia, ma anche di canto e teatro, che l’ha portata ad essere il direttore artistico del gruppo di donne che oggi dirige sul palcoscenico tra una battuta di copione e una pirouette. Mirka Quercia  della Compagnia Teatrale Polimnia è una delle promesse del teatro campano. Incontrandola  si percepisce da subito l’amore per l’arte in generale, la disinvoltura nel trattare argomenti riguardanti teatro e danza, il suo pane quotidiano fin dai suoi primi passi, durante i quali indossava già le sue scarpette da ballo.

Mirka Quercia da cosa ha capito che il suo posto era il palcoscenico?

“Il coro della mia parrocchia mi ha sicuramente indirizzata e mi ha dato maggiore fiducia, capivo di avere una bella voce. Ho fatto musical, ho interpretato il capo-coro nella Gatta Cenerentola di Roberto De Simone con la regia di Tatu Russo. Esperienza bellissima anche perché abbiamo fatto più repliche e io avevo solo 16 anni. Interpretavo il pezzo “Jesce sole”, pezzo introduttivo dello spettacolo, molto jazzato e con molti vibrati, tecnicamente complicato ma ce l’ho fatto.”

Questo però non è il suo primo spettacolo. Com’è  stata la prima volta che è salita su un palcoscenico?

“Il primo spettacolo credo sia stato “Natale in casa Cupiello”, come tutti d’altronde. Interpretavo Ninuccia. Amo profondamente Eduardo De Filippo. Mi ha formata tanto ed entrare nel suo modo letterario e di regia, oltre ad essere complesso è stato soprattutto formativo.”

Compagnia Teatrale Polimnia, una compagnia completamente al femminile: è stato voluto o nasce così per caso?

“Voluto. Io avevo già un’idea ma il progetto mi è stato ispirato da un’associazione femminista di Cava de’ Tirreni, Frida, e lo spettacolo inizialmente ha debuttato con il titolo “Il corpo giusto” perché era totalmente ispirato a “I monologhi della vagina” di Eve Ensler, grande autrice femminista.  La  presidente dell’associazione, Rosanna Scarpati, mi ha ispirato e da quel momento da un semplice canovaccio nasce lo spettacolo “m’Amo NON m’Amo”. Luciana Littizzetto ed Eve Ensler mi hanno ispirata per poi creare una serie di monologhi basati molto su molte delle nostre esperienze, delle singole attrici. Le mie attrice non sono solo attrici, ma anche protagoniste vere e proprie di fatti raccontati. C’è un po’ di loro e molto di me sul palco.”

Tre attrici molto diverse tra di loro con un forte carattere e padronanza di palcoscenico. Sono state scelte da lei?

“Scelte da me. Rossella, che ha scritto i testi con me, ha un background completamente differente. Teatro drammatico dall’età di 14anni. Appena l’ho vista mi ha ispiratola comicità e ho pensato subito che sarebbe stata una mia attrice, sagace, pungente e divertente. Esperimento ben riuscito. Annalisa invece ha una storia differente. Esperienza teatrale ancora all’inizio, occhi luminosi, espressivi e intensi, forse ancora qualche piccolo difetto di dizione, ma è stato proprio questo che mi ha attratto. Infine c’è Claudia, completamente sbadata nella vita e sbadata a teatro, mi ha dato filo da torcere in senso buono, una sfida ben riuscita.”

Un particolare che non può passare inosservato all’interno del suo spettacolo è la danza, un filo conduttore che collega i vari momenti e va a riprendere le tre attrici.

“La ballerina incarnava tutti i complessi di tutte. Ho voluto unire la danza con il teatro perché io vengo da quel mondo ed è proprio in quel mondo, con tutti quegli specchi e con tutte le difficoltà che bisogna affrontare per diventare brave, che si creano tutti quei complessi, tutti quei problemi. La ballerina deve essere perfetta, le sue linee devono essere geometriche. La ballerina secondo me ha avuto questo senso perché appunto con il suo corpo ci deve convivere costantemente, convivere con i suoi difetti. Anche se è un lavoro durissimo per il quale devi faticare tanto riesce a donarti tantissime soddisfazioni. Ed è forse questo mondo che mi ha fatto capire tanto sulle differenze di genere, sui complessi del corpo e sui problemi delle donne.”

Il successo di “m’Amo NON m’Amo”? Come sta andando e quali sono le sue aspettative?

“Vorrei veramente che ne avesse di più perché merita tanto. Ci hanno chiesto una replica a Salerno al Teatro Arbostella e una replica al Teatro Manhattan di Roma. Il nostro intento è quello di portarlo in giro, anche se questo spettacolo resterà la nostra punta di diamante abbiamo comunque voglia di fare tanto altro ancora.”

Cosa si dovrebbe cambiare dello spettacolo, la regista è il perno principale?

“Il perno principale è sicuramente la solidarietà tra donne. Devo cambiare comunque alcune cose, vorrei avere a mia disposizione un palco più grande con più ballerine. Una maggiore coesione tra danza e teatro.”

Come si vede Mirka tra dieci anni nel mondo teatrale?

“Con la speranza di migliorare sempre, per il momento mi vedo come un embrione di regista quindi voglio sicuramente studiare ancora tanto. Fortunatamente l’anno scorso ho vinto un Master in sceneggiatura e ho avuto modo di apprendere dal grande Manlio Castagna anche come scrivere testi cinematografici. Ed è forse propria questa la strada che voglio percorrere, perché proprio il cinema come il teatro mi permettono di esprimere tutti i miei lati artistici, senza l’ansia della scelta.”

Lo spettacolo “m’Amo NON m’Amo” è stato ospite al Premio Li Curti presso il Social Tennis Club di Cava de’ Tirreni e lo rivedremo il 28 febbraio al Teatro Arbostella di Salerno. Una performance che fa da trampolino di lancio a Mirka, e tutta la sua compagnia in rosa, che desidera valorizzare e rassicurare il genere femminile in tutte le sue sfaccettature. Forse non la vedremo capitanare un corteo durante una manifestazione femminista ma sicuramente la continueremo a vedere dietro le quinte nel dirigere la sua compagnia tra un monologo e un passo di danza.

Clemente Donadio