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La Corte dichiara incostituzionale e fa decadere la Fini-Giovanardi,  la legge che equiparava i reati per droghe pesanti e leggere. La consulta ha respinto l’emendamento restrittivo, approvato dal governo Berlusconi il 21 febbraio 2006, che prevedeva stesse pene per consumatori e spacciatori, senza distinzione di droga; in altre parole un pusher di cannabis da strada avrebbe ricevuto lo stesso trattamenti di un narcotrafficante internazionale.

A distanza di otto anni dall’approvazione la legge, fallimentare sia in termini di riduzione del consumo di stupefacenti che nell’interruzione dei grandi cartelli, ha solo apportato disagi come l’esponenziale aumento del numero di detenuti nelle nostre carceri.

Il maxiemendamento al testo precedente è stato definito incostituzionale poiché varato con una presa di posizione dal governo Berlusconi che di li a poco sarebbe andato alle elezioni, con la successiva sconfitta. I 23 articoli della Fini-Giovanardi, stravolgevano il precedente decreto Jervolino-Vassalli del 1990, che prevedeva differenti sanzioni tra gli spacciatori a seconda all’entità delle droghe.

La Consulta in questo modo ha ridato vita al decreto Jervolino-Vassalli, con la modifica del 1993, avvenuta in seguito al referendum, secondo cui sarebbe stata eliminata la punibilità per chi fosse stato intercettato con un quantitativo di droga necessario al solo consumo personale.