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Salerno. “Italia Viva per una carta del rinnovo Urbano”,  è il titolo e l’ argomento del convegno tenutosi questa mattina al palazzo municipale di Salerno. Il dibattito è stato tenuto con l’intento di esporre, alla presenza di professionisti nel settore,progetti ma allo stesso tempo problematiche, riguardanti il piano della Carta di Salerno, finalizzato al rinnovamento urbanistico. Si tratterà di un disegno molto complesso che intenderà districarsi su più fronti: dal risanamento di vecchi edifici o aree cittadine,alla costruzione di modernissime architetture “Salerno dovrà avere –dichiara il sindaco De Luca intervenuto al convegno-il primato in Italia per edifici all’avanguardia, in nessun altra città della nostra penisola, esiste un progetto simile”.

Il dibattito, iniziato con qualche minuto di ritardo, mentre la sala piena attendeva l’arrivo dei relatori, è stato presentato da Domenico De Maio. Questi, dopo avere esposto  il progetto e prima di presentare i vari interventi, ha sottolineato “che il progetto, i cui protagonisti sono stati architetti di fama internazionale come Santiago Calatrava, Zaha Hadid e Riccardo Bofill, invece di rappresentare un orgoglio cittadino, il più della volte inciampa in molteplici grovigli burocratici”. Un tema ripetuto a piena voce anche da De Luca, intervenuto subito dopo De Maio; “Basta –chiosa il primo cittadino-con l’atteggiamento di rifiuto pregiudiziale nei confronti del costruito, come se fosse la condanna a morte del nostro patrimonio storico-artico-ambientale”.

Nello specificare questa situazione De Luca ipotizza“continuando in questo modo l’Italia diverrà una moderna Pompei,ormai giunta al crollo,o la Zora del ventunesimo secolo: una città affondata nella polvere della memoria”. La costruzione di edifici qualitativamente innovativi e moderni, servirà, non solo a dare un nuovo volto alla città, ma anche per incentivare la ripresa economica “se pensiamo che al sud –prosegue il sindaco- la disoccupazione giovanile sfiora la soglia del 50% ,i nuovi cantieri non faranno altro che creare nuovi posti di lavoro”. Allo stesso tempo però “l’intento della Carta non sarà assolutamente quello di rinnegare il passato, ma al contrario cercare di ristabilire un dialogo tra antico e il moderno; una pluralità di storia, cultura, tradizione che convivranno ed allo stesso tempo costituiranno la ricchezza  di Salerno”. L’idea di modernizzare la città usando voci differenti, è stato evidente sin dagli interventi di Bofill, che ha utilizzato, come ha più volte specificato De Luca, forme o riferimenti iconografici differenti, a seconda del luogo o edificio, che avrebbe realizzato.

Vittorio Sgarbi, intervenuto successivamente, ha sottolineatola capacità dell’architetto catalano, nell’aver realizzato una struttura moderna come il Crescent,ispirato alla storia locale. Nello specifico la costruzione moderna ricorda le antiche stoà dei templi dorici, come quelli di Paestum “rispetto ad architetti contemporanei –prosegue il critico-che hanno costantemente stuprato le nostre città, basti pensare Meier o Fuksas, Bofill invece ha realizzato un edificio che ricorda l’antico e ha come suggestiva scenografia il mare ai suoi piedi. Io che il più delle volte sono stato dalla parte di coloro che ostacolavano il lavoro di chi, come De Luca, era intento a costruire, oggi mi sono ricreduto. Abbiamo lasciato che vivessero degli obbrobri, costruiti da architetti di dubbio valore, perché impedire di realizzarne altri, solo perché innovativi?”.

Il critico, dopo aver visitato il Crescent, su cui da diverso tempo sono in corso contestazioni, ha dichiarato “se dovessi riconoscergli un difetto penserei all’altezza che in parte ostruisce la visuale del monte alle sue spalle”. Nonostante questo appunto, Sgarbi sostiene il lavoro ed il progetto del “Duca De Luca”, appellativo con cui ha più volte definito il sindaco nel corso del suo intervento:“sta portando –specifica il critico-avanti una vera e propria bonifica, un po’ come Mussolini fece ai suoi tempi, e questo in un’epoca in cui l’architettura è divenuta il cancro della nostra società. Da diversi anni non esistono più lavori in cui il risanamento o la valorizzazione di un edificio storico siano delle vere e proprie genialità, un po’ come nel grandioso caso dell’Alberti per il tempio Malatestiano, ma sulla scia di Le Corbusier ci sono stati  architetti capaci solo di realizzare scatole,come accaduto nel caso dello scempio dell’Ara Pacis”.

Caterina Ianni

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