2777876-cafaroTempo di crisi e c’è “chi dice No”. No alla paralisi sociale, no all’immobilismo della coscienza, no alla mancanza di lavoro e di quello che appare inevitabile. La parola d’ordine diventa così reagire, cambiando il proprio stile di vita e facendo delle scelte che spesso sono lontane dalle consuetudini.

E’ quello che ha fatto il salernitano Giovanni Cafaro, primo codista in Italia. Mettersi in fila per sbrigare pratiche al posto di terzi è il suo lavoro e il 7 maggio a Milano, città dove vive, terrà la prima giornata gratuita di formazione per aspiranti codisti.

Tutto ha inizio lo scorso anno quando l’azienda di abbigliamento, per la quale lavora come direttore commerciale, si trasferisce all’estero lasciandolo disoccupato a 41 anni. Quella che poteva essere una situazione senza via d’uscita, diventa un opportunità come lui stesso racconta: “Ho iniziato ad inviare curriculum a diverse aziende, ma dopo alcuni mesi ho notato che le risposte, poche a dire la verità, non mi prospettavano nessuna offerta di lavoro concreta. Mi sono detto: se la situazione in Italia è questa mi devo inventare un lavoro…Si ma cosa? Una mattina, in coda in ufficio pubblico per una mia pratica personale, ho notato che le persone in fila erano piuttosto seccate di perdere il loro tempo sottraendolo al lavoro o ad altre loro commissioni da sbrigare. All’improvviso si accende una lampadina, ho pensato: e se qualcuno prendesse le code per gli altri? per chi non ha tempo o voglia di farle?”.

La sua intuizione diventa nel giro di poco tempo realtà tangibile. Con gli ultimi soldi della liquidazione stampa cinquemila volantini e li dissemina per tutti gli uffici, le banche e i supermercati di Milano. Il testo garantisce: “la tua coda allo sportello da oggi la prendo io”. Segue la tariffa di 10 euro all’ora e il numero di cellulare. Non possano molti giorni e il telefono prende a squillare. A cercarlo sono semplici cittadini, piccoli imprenditori e studi professionali.

Da allora il lavoro non ha conosciuto soste. “Ci vuole professionalità e grande responsabilità – spiega – spesso mi affidano somme importanti di danaro. Bisogna quindi sapersi organizzare: scegliere gli orari in cui c’è meno coda e non farsi mai prendere dal nervosismo”.

Cafaro però non si accontenta di rimanere il solo codista italiano. Da qui la decisione di organizzare un corso per chi volesse ‘diventare come lui’, privo di intellettualismo e gravido di buon senso, di sana logica deduttiva oltre che di consigli diretti e piccoli segreti messi a disposizione di tutti. In lui regna il “si può fare” tipico degli ottimisti, ma anche il “come fare”, cifra distintiva dei concreti. “Ho ricevuto centinaia di richieste da tutta Italia – conferma – e facendo una prima analisi posso dire che per il 90% si tratta di disoccupati, la maggior parte dei quali diplomati, anche se non mancano i laureati. Sicuramente il lavoro che mi sono inventato può essere un’opportunità in un momento difficile come questo. Io ci credo e sono pronto a fare da guida”.

La sua determinazione lo porta a guardare lontano, convinto che la vita sia ora ed eternamente una scelta, e cioè qualcosa in cui chi sceglie conta più degli ostacoli che incontra per la via. Ostacoli che possono essere superati per conquiste più grandi. “Questo è solo il primo passo, – svela – ho in mente di aprire agenzie in tutta Italia, con decine di fornitori di servizi che faranno la coda per gli altri, così da poter assumere le persone che frequentano i corsi. Il progetto è ambizioso, ma non impossibile”.

E se si prova a chiedergli se ha mai preso in considerazione l’ipotesi di lasciare tutto e andare all’ estero, il codista risponde senza esitare: “non ho mai pensato di abbandonare il mio Paese. Io sono nato e cresciuto in Italia ed è qui che voglio dare il mio contributo. Scappare dalla mia condizione di vita non era per me il modo migliore per affrontarla. Né tantomeno per risolverla. Per me restare significa cercare di cambiare le cose, di modificare il corso, per quanto possibile, di ciò che non va come dovrebbe. Resto in Italia per provare con la mia testimonianza e con le mie parole a mutare le premesse, faccio parte di quella schiera di italiani che resiste, che non si piega e prova a modificare le regole del gioco”.

Una storia quella di Cafaro che insegna a non arrendersi e a guardare con fiducia al futuro. Un esempio per le nuove generazioni a cui non fa mancare il suo pensiero. “Il mio percorso lavorativo vuole essere una prova sicura di riscatto per quelle persone che vivono un momento di difficoltà. Il segreto è cambiare l’approccio e inventarselo il lavoro. Spero che i giovani credano in questo modo di pensare e scommettano ancora di più su se stessi”.

Carpire nuove possibilità dalla crisi, è questo il messaggio reale che il codista ci trasmette rendendolo più significativo perché sperimentato in prima persona. Con la sua esperienza è possibile cogliere il lato buono della crisi: quando il lavoro ordinario manca, la creatività, o meglio l’arte di arrangiarsi, paga. A lui e agli aspiranti codisti l’augurio di fare sempre di più e sempre meglio perchè è questa l’Italia che piace e che ci rende orgogliosi.

Enrica Bovi

 

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