municipioSalerno. Queste le voci degli esponenti politici all’alba della notizia della condanna del Sindaco Vincenzo De Luca.

Una condanna in primo grado non è una sentenza di colpevolezza certa. Chi, come me, è da sempre garantista, non può che ritenere che fino a condanna definitiva vale la presunzione di innocenza. Siamo certi che ora la penseranno così anche i giustizialisti/garantisti a convenienza. Aspettiamo di conoscere l’opinione dei tanti progressisti salernitani pronti a speculare su procedimenti giudiziari pendenti su politici dell’altra parte. Una cosa è però certa: una condanna non rappresenta di certo una medaglia di cui andar fiero. Solo chi abusivamente riesce a resistere per circa due anni attaccato ad una poltrona nonostante una incompatibilità evidente, in barba alle norme ed al buon senso, può ritenere un vanto una condanna ad un anno per abusi d’ufficio. Pur evidenziando le gravissime responsabilità politiche, auguro al Sindaco di dimostrare la sua innocenza nei successivi gradi di giudizio”. Questa la posizione del Consigliere Celano.

Di altro avviso sembrano essere, invece, in componenti di M5S di Salerno che, in una nota stampa, dichiarano: “La sentenza di condanna per il Sindaco Vincenzo De Luca conferma due punti fondamentali. Il primo è che, per venti anni, la città di Salerno è stata gestita come una proprietà privata, nell’esclusivo interesse di pochi.Il secondo è l’inadeguatezza del Pd ad affrontare situazioni scomode come quella del Sindaco Vincenzo De Luca, che tra l’altro, domani, in appello, dovrà affrontare anche la seconda condanna: quella relativa alla decadenza. Dal processo è emersa anche la gestione discrezionale dei soldi pubblici da parte dell’ex commissario di un’opera che è costata quasi nove milioni allo Stato e che, per fortuna, non è mai stata realizzata. I ventimila euro lordi erogati al suo fido Alberto Di Lorenzo, come project manager dell’inceneritore dove De Luca avrebbe bruciato anche le eco balle senza dirlo ai cittadini, sarebbero potuti servire per aggiustare almeno le malridotte fontane a Lungomare oppure a sistemare qualche parco giochi della zona orientale della città. Di recente, il sindaco di Salerno ha confermato pubblicamente che, in caso di condanna, si dimetterà. Bene, siamo ansiosi di assistere al suo primo vero gesto di responsabilità. E ci aspettiamo le scuse che De Luca deve a tutti quei cittadini che per anni ha preso in giro indossando la maschera del buon amministratore e del politico integerrimo senza padroni.

“Vale il principio garantista, si trovi una soluzione perché Vincenzo De Luca possa partecipare alle competizioni elettorali” afferma, invece, il Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro.

Nei seguenti termini si esprime il Senatore Enzo Fasano Vicecoordinatore vicario provinciale di Forza italia: “Non sarà una condanna di primo grado per abuso d’ufficio nei confronti del sindaco di Salerno Vincenzo De Luca a farci abbandonare il garantismo per più facili opzioni giustizialiste. Ed ancor meno ci interessano le scelte che il Pd intenderà fare sull’opportunità di una partecipazione del sindaco de Luca alle primarie per le prossime elezioni regionali. Ci incuriosisce piuttosto, e molto, cosa avranno da dire i cantori di una presunta superiorità morale della sinistra di fronte ad una sentenza che seppure in primo grado mette in luce anomalie di gestione che da anni, a Salerno e non solo, contestiamo e politicamente denunciamo. In ogni caso sarà con il voto dei cittadini che Forza Italia restituirà Salerno ai salernitani ponendo fine alla stagione del deluchismo che ormai tristemente si avvia all’uscita di scena con più ombre che luci”.

“Anche nel caso della condanna del sindaco De Luca torniamo a ribadire con forza la nostra posizione garantista attendendo, senza commentare la sentenza di oggi, il giudizio del terzo grado”. Così il Coordinatore regionale campano di Forza Italia Domenico De Siano, commenta la sentenza di condanna del Sindaco di Salerno. “Non vorremmo – prosegue De Siano – che De Luca risultasse l’ennesima ingiusta vittima della legge Severino e gli si impedisse, come è stato fatto al Presidente Berlusconi, l’agibilità politica e la possibilità del confronto elettorale. Ma il caso de Magistris docet”. Malgrado un suo certo modo poco condivisibile di intendere la politica e il confronto politico, speriamo comunque di vederlo in pista”.