20150926_175410Salerno. E’ stato Angelino Alfano, Ministro dell’Interno, uno degli ospiti più attesi della “Festa Civica”, in occasione della quale sono giunti e sono ancora attesi, presso il Grand Hotel di Salerno – scelto come location dal partito – nomi importanti della politica, per discutere di temi di attualità scottanti e di massima urgenza, quindi, di sicurezza, legalità e riforme.

A moderare Luigi Vicinanza, direttore dell’Espresso, accompagnato sul palco dall’Onorevole Stefano Dambruoso, deputato per Scelta Civica e Questore della Camera dei Deputati.

Non ci si è persi in chiacchiere e convenevoli: l’atmosfera e gli animi si sono da subito riscaldati con il dibattito sui drammatici fatti accaduti a Napoli giovedì sera, quando un poliziotto sotto copertura è stato ferito ad un occhio durante un’indagine contro gli estorsori, in una Napoli che sembra abbandonata in uno stato di perenne emergenza e pericolo.
A Napoli è successo un altro fatto grave. Non resterà impunito. Tutte le forze dell’ordine sono al lavoro e unite per catturare il criminale. Lo prenderemo e lo sbatteremo in galera e dovrà pagare fino al suo ultimo giorno”, esordisce Alfano.

Le forze dell’ordine avranno ancora una volta la sensazione chiara di avere dalla loro parte il Governo e tutta Napoli – continua – Io farò la mia parte fino in fondo, ma la risposta non può venire soltanto dalle forze dell’ordine. Deve venire da una risposta civica, da una rivoluzione che mette in campo tutte le forze del sud che, mostrando il proprio sdegno verso la criminalità organizzata e la microcriminalità, faccia sentire lo spirito della ribellione e lo spirito della rivolta”.

Fiducia in Carabinieri e Guardia di Finanza, risposta forte dal basso, collaborazione sociale, intervento del Governo: sono questi gli ingredienti indispensabili, secondo le chiare e decise parole del Ministro, per combattere ed arginare la criminalità, in tutte le sue forme, prima fra tutte quella organizzata.

Ed è la storia stessa, fa notare Alfano, che ci dimostra che, quando tutti gli ingranaggi sciali funzionano, il bene vince: “Tutti i boss sono in galera”. La medaglia d’oro al valore conferita ai fratelli di don Pino Puglisi, vittima di Cosa Nostra e beatificato dalla Chiesa, l’elezione a Presidente della Repubblica di Sergio Mattarella, fratello di Piersanti Mattarella, ucciso dalla mafia, ne sono degli esempi inopinabili e delle prove indiscutibili.

La mafia ha prodotto la reazione della società italiana. Le vittime della mafia sono nel tempio delle nostre istituzioni. Lo Stato è più forte ed è quello che vince – tuona con un piglio di orgoglio e di rivincita assieme, tutt’altro che celato, Alfano – Non è una partita che finisce in pareggio”.

Chi inizia a delinquere – fa notare ancora il Ministro – mette in conto di poter andare in galera, ma non mette in conto che i soldi percepiti illecitamente dalla criminalità organizzata vengono, in quel caso, utilizzati dalle istituzioni per combatterla”.

Emblematico, in tal senso, il covo di Totò Rina, ristrutturato, oggi Caserma dei Carabinieri.

L’attenzione si sposta inevitabilmente, nella seconda parte dell’incontro, su un altro fenomeno le cui dimensioni stanno raggiungendo proporzioni tali da rappresentare quasi una nuova piaga della società, quello dei flussi migratori.

I campi rom vanno smantellati. Lo dicono le direttive europee. Ovviamente Comuni e Regioni devono farsi carico dell’accoglienza e dare un sostegno a chi vuole emergere. Chi rifiuta i sostegni per emergere dalla situazione negativa nella quale si trova, viene mandato via. La nostra patria è accogliente, ma a condizione che si rispettino le nostre regole”, inizia col dire l’autorevole ospite.

Consequenziale e spontaneo, a questo punto, il riferimento alla Lega Nord e a Salvini: “La Lega delle origini era razzista nei confronti dei meridionali che considerava dei terroni e Salvini addirittura proponeva di non fargli prendere l’autobus assieme agli altri milanesi, perché questo gli faceva prendere voti. Io sono convintissimo che Salvini dentro di sé non ha cambiato idea ma ora applica lo stesso razzismo a chi, invece di venire dalla Sicilia, dalla Campania e dalla Calabria, viene dall’altra parte del Mediterraneo. Razzisti erano e razzisti sono rimasti, alcuni soggetti, tra cui Salvini”. Nessuna riserva nell’esprimersi in merito, toni alti e sentiti.

La mia idea è questa: a me si può dire di fare una battaglia per rimpatriare i migrati irregolari e l’ho fatto; a me si può dire di fare una battaglia in Europa per l’equa distribuzione perché non è giusto che i migranti arrivino in Italia perché vogliono andare in Europa e se li carichi poi tutti l’Italia e l’ho fatta; a me si può dire di fare una battaglia perché ci deve essere un diritto d’asilo europeo e la faccio, ma a me nessuno può dire di dare le direttive che se c’è una donna che sta affondando, un bambino che rischia di morire di non salvarli. Prima io salvo le vite umane, poi gli chiedo se sono irregolari o se sono profughi, Se sono profughi li accolgo, se sono irregolari li rimpatrio”.

Si è espresso in termini lapalissiani il Ministro dell’Interno Angelino Alfano, in una sala gremita, davanti ad una platea evidentemente interessata ad argomenti che toccano tutti molto da vicino e che illustrano alcuni degli aspetti più oscuri della società attuale.