Giornata di presentazioni in casa Salernitana. Al “Seci Center” infatti, il club granata ha dato il benvenuto a Giuseppe Sannino, nuovo tecnico della “Bersagliera”. Davanti a tantissimi giornalisti, l’ex Carpi ha raccontato così le emozioni per la sua prima volta con il team campano. “E’ un onore essere qui – esordisce Sannino – Ho passato un anno a casa, guardando le partite in tv. Salerno è stata sempre una piazza dove c’è la passione del calcio vero, dove l’intera provincia trasuda calcio. Ho sempre pensato al sogno di allenare questa squadra. Questa è una piazza importante, con tanta passione sognando di vivere un giorno da leone. Preferisco fare l’allenatore in una città dove se rischio, ho uno stadio che ti spinge fino al novantesimo. Il calore di questa piazza per il proprio club è da serie A. E’ stato il mio primo desiderio e sono riuscito a farlo mio. Con Fabiani avevo avuto un contatto, anche se sembrava ormai una chance persa. Però sono fatalista ed il fato era dalla mia parte. Ho vissuto ogni esperienza al momento, senza guardare nè al passato che al futuro. Ora mi concentro solo sul presente, ringraziando questa società che mi ha scelto dandomi la chance di dimostrare a me stesso chi sono. Quando la società era ad un passo da Inzaghi, l’ho vissuta da disoccupato ma con la società che è stata schietta senza giri di parole. Fallimento al sud? A Palermo fu l’anno in cui ho avuto più approcci in A e quasi portavamo a casa la salvezza, a Catania sapete tutti come è andata. Da uomo del Sud al Nord la mia storia la conoscete, ma poter fare bene nella mia terra è un onore oltre che una grande chance. Non mi sento un ripiego ma una delle prime scelte del club. Ormai ho sessanta anni e sono saggio e vedendo le partite avevo sempre più voglia ed ambizione di poter lavorare qui.

Mercato? I numeri lasciano i tempi che trovano. Il calcio inizia col fischio dell’arbitro ed è fondamentale la coralità del gruppo. Sono nato col 4-4-2 ma col tempo ho capito che il calcio è cambiato. Fare un campionato importante vuol dire avere una squadra camaleontica. Ho dovuto cambiare però migliorando il livello generale della squadra. Lavoreremo sulla difesa a quattro ma non escludo quella a tre, senza dimenticare le tante fasi del gioco. Partiamo con una lista di nomi per me già importante. Voglio ad esempio un centrocampista capace di fare un po’ tutto, dandogli la linea e l’idea giusta. Lista della spesa? E’ un mercato troppo lungo e secondo me non fa il bene del calcio. Desideriamo aspettare ma opereremo perchè il ritiro è comunque importante per creare l’ossatura centrale. Tutto però dipenderà dalle logiche del mercato. Rosina? Non è solo un trequartista, con me ha giocato da esterno, da mezzala o da esterno d’attacco. E’ fondamentale tirare il meglio da ogni calciatore, cercando di farli diventare funzionali in ogni reparto. Io sono con la testa sul campo e sul ritiro, lasciando il mercato al direttore.  Giovani? Se sono bravi devono giocare, non devono aspettare.

Sciaudone? E’ un ottimo calciatore ma la rescissione significa tante cose. Non c’è più e quindi aspetterò che al suo posto arrivi qualcun altro.

Obiettivi? Il presidente ha stimolato tutti a fare il meglio possibile. Non voglio fare programmi o dare obiettivi, voglio solo costruire una squadra che attraverso il gioco porti a casa tanti risultati. Toccherà al campo dire la sua, vedendo settimana dopo settimana come riuscire a continuare la nostra missione. Non esiste un allenatore che abbia intenzione di dire “Voglio perdere”. Avremo un’idea, una logica partendo da una società, da un gruppo, da un ambiente che è pronto a fare bene per questo club. La società mi ha chiesto di essere a Salerno dando e facendo il meglio possibile. Pensate al Crotone lo scorso anno, ora ripartiamo da questi ragazzi che ci sono, poi si vedrà.

Ripartire? Lo scorso anno questa squadra è stata sfortunata sia in alcuni match per tanti infortuni avuti. Preferisco parlare della squadra e mai del singolo calciatore. Vogliamo capire attraverso il ritiro dove modificare il gruppo e in che reparto. Attualmente siamo coperti ma sappiamo di venire da una stagione particolare, provando a dare qualcosa in più. Reparto più in crisi? Abbiamo una difesa con tantissimi calciatori, in mediana siamo similari, sugli esterni per un determinato modulo siamo in difficoltà mentre in attacco abbiamo calciatori che ci invidiano in tanti. Menichini lo scorso anno ha fatto un’impresa e gli faccio un “in bocca al lupo” di cuore. Sono stati due anni con emozioni contrastanti, fondamentale sarà subire meno gol possibile per evitare una situazione simile a quella appena terminata. Voglio una squadra di corsa, cattiva, determinata ma allo stesso tempo intelligente. Non saremo però monotematici anzi, basandoci anche sulle qualità e sulla bravura dell’avversario.

Tifosi? Voglio farli i complimenti per quello che hanno fatti negli ultimi anni. Nel primo confronto con la squadra ho detto di mettere da parte il malumore dell’ultima gara, pensando di essere in debito con questa tifoseria per quello che non le è stato dato. Ora puntiamo a ricominciare bene, lavorando giorno dopo giorno e portando avanti un discorso importante per questa stagione. Gli prometto una squadra composta da uomini, con quella maglia che gli sarà cucita addosso.

Preparazione? Lavoreremo senza avere brillantezza subito. Una buona casa ha delle fondamenta importanti. Il campionato di B è lunghissimo e quindi servirà tanta corsa e una lunga preparazione fisica. Abbiamo quasi un mese prima della Coppa Italia e in questo lasso di tempo devo essere bravo ad inculcare un’idea di gioco ai miei ragazzi.

Portiere? Terracciano a Catania l’ho visto pochissimo per un infortunio. Lo scorso anno ha fatto bene ma deve essere giudicato dalla continuità di rendimento. Per me potrà dimostrare quanto di buono fatto lo scorso anno.

Zito? Può fare sia la mezzala a tre e l’esterno a quattro. Odjer? E’ stata una sorpresa per voi ma fondamentale è stato lo zoccolo duro”.

Le parole di Marco Mezzaroma: “Benvenuti e bentornati a tutti. Dopo poche settimane siamo qui a parlare della nuova stagione. Quella appena passata è stata tribolata ma fortunatamente la lasciamo alle spalle guardando al futuro con entusiasmo e tanta voglia di fare. Voglio ringraziare mister Menichini per il lavoro svolto, apprezzato e al quale siamo grati. Desidero ricordare anche Pasquale Iannoto, ex medico sociale scomparso negli scorsi mesi. Oggi ripartiamo da Sannino: insieme ci siamo incontrati a Roma prima della firma e abbiamo chiacchierato a lungo. Mi ha colpito la sua frase: “Allenare la Salernitana è un punto d’arrivo”, un’affermazione che mi ha colpito al di là delle indiscusse qualità tecniche. In una piazza così passionale come Salerno questo è un grande biglietto da visita.

Sannino? Magari con lui sfateremo il tabù dell’allenatore per due anni. Dovrà fare quello che sa fare, puntando sulla cultura del lavoro, sul gruppo e non sul singolo. Una squadra che metta il cuore, il carattere, unità d’intenti come l’Italia di Conte. Servirà abnegazione e voglia di fare, indicazioni per me già importanti. Ora aspettiamo il verdetto del campo magari sfatando questo tabù.

Rapporto Lazio-Salernitana? Non c’è sudditanza, ogni scelta è stata fatta indipendentemente dal tema Lazio. Le scelte possono essere più o meno giuste ma ripetiamo che questi due sono pianeti distinti. La Salernitana è una cosa, con l’orgoglio sia mio che di Lotito di poterla considerare una società nostra”.