Cinque gli appuntamenti che l’Ensemble Lirico Italiano regala alla città dal 14 ottobre al 25 novembre spaziando dal Classicismo al Barocco all’omaggio a Pier Paolo Pasolini tra la Chiese di San Giorgio e l’auditorium di San Felice in Felline.

Ritorna la musica di Salerno Classica, dopo la lunga estate che ha visto l’Ensemble Lirico Italiano, guidato dal cellista Francesco D’Arcangelo e presieduto dal contrabbassista Luigi Lamberti con il fagottista Fabio Marone in veste di segretario artistico, spaziare tra i diversi generi musicali e prestigiosi ospiti, puntando a recuperare i valori della musica in un’ottica di dinamicità, innovazione, esperienza e dialogo, che ha portato la direzione ad ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo per un triennio.

Un prestigioso riconoscimento affatto al momento considerato dal comune di Salerno, che si avvia verso un patrocinio solo morale  senza nessuna partecipazione o sostegno di natura finanziaria e logistica, di un evento che è uno dei fiori all’occhiello della programmazione musicale della città.

Ma è volontà ferma e tenace dei musicisti, poiché è questo un sodalizio composto interamente da strumentisti, continuare ad insistere su Salerno, sulla città in cui si sono formati e al cui pubblico desiderano restituire il frutto di ciò che è stata la propria scelta di vita, i quali hanno programmato cinque appuntamenti che copriranno il lasso di tempo che va dal 14 ottobre al 25 novembre. Prima serata venerdì 14 ottobre, alle ore 20,45, nella Chiesa di San Giorgio, con “Haydn e il suo tempo: il maestro la perfezione”.

Francesco d’Arcangelo

Un concerto affidato all’ Orchestra 131 della Basilicata con direttore e oboe solista Diego Dini Ciacci, già primo oboe del teatro “alla Scala” di Milano, per l’esecuzione del concerto per oboe e orchestra in Mib di Giuseppe Sammartini, con i funambolici soli dello strumento solista, completato dalla sinfonia n°13 di William Herschel in re maggiore, che tanti conosceranno come l’astronomo scopritore di Urano, una pagina, questa che ricorda lo stile di Johan Christoph Bach e la sinfonia dallo spirito sturmisch  n. 43 in Mi bemolle maggiore  di Franz Joseph Haydn, un po’ il nume protettore della programmazione di Salerno Classica, Merkur che la collega all’alato messaggero degli dei, protettore dei traffici e dei ladri, per la sua levità, magistrale per fattura e sviluppo tematico.

Sabato 22 ottobre sempre alle 20,45, ci si ritroverà ancora nella chiesa di San Giorgio, per l’omaggio a Pier Paolo Pasolini, nell’anno celebrativo del centenario della nascita, con una riflessione sulle scelte musicali del regista, in una serata dal titolo “Prima il silenzio, poi la Musica e poi la Parola” Bach Incontra Pasolini ed il cinema, con i solisti Giuseppe Carotenuto al violino e Umberto D’Angelo all’oboe, con gli archi dell’Ensemble Lirico Italiano, diretti da Francesco D’Arcangelo.

In programma il Concerto per violino in Mi Maggiore BMW 1042 costruito perfettamente e unico nelle sonorità, una pagina che raggiunge l’ideale di conciliare originalità concettuale, precisione tecnica e bellezza estetica e il concerto per oboe, violino, archi e basso continuo in do minore BWV 1060r un’opera convincente, dove oboe e violino si integrano perfettamente, ciascuno mantenendo sempre il proprio timbro distintivo, pur essendo una ricostruzione da una trascrizione per cembalo.

Ascolteremo, poi l’altro Bach che ritroviamo nel Vangelo secondo Matteo, unitamente al Wolfgang Amadeus Mozart dell’ Adagio e Fuga in cui dà fondo a tutti gli artifici del contrappunto, valendosi di una tecnica e di un controllo espressivo che rivelano la profonda assimilazione della lezione bachiana.

Si resta tra gli stucchi dorati di San Giorgio per il concerto di venerdì 4 novembre, in cui alle ore 20,45 si esibirà la CivicAntiqua Ensemble, per un “Omaggio al barocco Italiano” con solisti il soprano Annalisa Pellegrini, Corrado Stocchi e Maria Letizia Beneduce al violino, Adriano Ancarani al violoncello ed Elisabetta Ferricembalo, in cui si confronteranno i grandi barocchisti italiani da Corelli, Vivaldi e Caldara, con i cosiddetti minori, Storace Costanzi e il genio di Haendel.

Nuova location per Salerno Classica che sarà ospite per gli ultimi due appuntamenti, venerdì 11 novembre e il venerdì successivo, il 25 novembre dell’auditorium di San Felice e Santa Maria Madre della Chiesa, sempre alle ore 20,45. L’11 ritorna l’Orchestrina di Pulcinella, capeggiata da Sergio Mari, una rivisitazione del classico teatro delle guarattelle napoletane, arricchito dalla presenza di un quintetto di fiati e percussioni che siede ai piedi del teatrino.

Diego Dini Ciacci

Lo spettacolo pensato in particolare per i più piccoli, li trasporta nel fantastico mondo di Pulcinella, i quali partecipando col canto e la gestualità, scopriranno anche gli strumenti musicali e le proprie peculiarità. Il 25 verrà eseguita l’Histoire du soldat di Igor Stravinsky riletta da Sergio Mari che sarà un Pulcinella/soldato, Manuel Stabile il Diavolo, Alessandra Ranucci la ballerina, con i solisti dell’Ensemble Lirico Italiano diretti da Francesco D’Arcangelo.

L’interesse per il teatro di strada, per il semplice canovaccio da montare e smontare in tempi di guerra, allora, come oggi, è un atteggiamento strutturale. Fu la voglia di depurare una tradizione di grandeur, quella orchestrale russa, e di trovarne un distillato originale e coerente. Un’orchestra a vista, in scena, per chi – come l’autore – detesta ascoltare la musica a occhi chiusi, e privarsi della visione del gesto e del movimento, delle varie parti del corpo che la producono.

Sedotti dal lato umano del soldato, che rincorre un desiderio mortale di felicità e soddisfazione, Stravinskij e Ramuz crearono questo Faust in miniatura, un po’ straccione, un po’ gloriosus (come il miles che sulle tavole di legno, ai confini dell’impero romano, ci girava davvero). Sospeso tra farsa, presente e archetipo teatrale, il Faust di carta straccia nato dalla penna dell’emigrée recita ancora il proprio gioco teatrale; e il burattino ha i fili ben tesi con le strutture della tradizione, qui con Pulcinella, ma insieme un’orgogliosa voglia di scomporre i frammenti e mescolare le carte.

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