Smartphone-650x245L’Istat rende noti i dati del trimestre estivo appena trascorso sulla vendita dei prodotti al dettaglio. Nel confronto con i primi otto mesi del 2012, le vendite di prodotti alimentari segnano una flessione dell’1,2% e quelle di prodotti non alimentari del 3,0%, per una diminuzione complessiva del 2,2%. In rialzo la Grande Distribuzione, a discapito dei piccoli esercizi commerciali. Si salvano solo i prodotti elettronici e informatici, il cui acquisto, spesso, è preferito a quello di medicinali, libri e giornali.

La piccola distribuzione è sempre più in crisi rispetto ai grandi distributori alimentari e non. Lo rivelano i dati Istat dell’ultimo trimestre. Nel confronto con il mese di agosto 2012, si è registrato, infatti, un aumento delle vendite per la Grande Distribuzione (+1,7%), mentre si è registrata una diminuzione per le imprese operanti su piccole superfici (-1,1%). In particolare, nella grande distribuzione le vendite aumentano, in termini tendenziali, dell’1,9% per i prodotti alimentari e dell’1,4% per quelli non alimentari. Nelle imprese operanti su piccole superfici le vendite segnano un calo dello 0,9% per i prodotti alimentari e dell’1,3% per quelli non alimentari. Insomma, le piccole attività risultano in netto calo su tutti i fronti, soffrendo la spietata concorrenza dei grandi marchi. Tra gli esercizi alimentari non specializzati della Grande Distribuzione, aumentano sia le vendite dei discount (+3,6%), sia dei supermercati (+1,3%), sia degli ipermercati (+0,6%).

Per quanto riguarda il valore delle vendite di prodotti non alimentari, nell’agosto 2013 si registrano diversi cali. Le flessioni di maggiore entità investono i prodotti farmaceutici (-2,2%) e la cartoleria, inteso come libri, giornali o riviste (-2,0%); gli aumenti, invece, riguardano le dotazioni per l’informatica e per le telecomunicazioni, la telefonia (+1,8%), la foto-ottica, le pellicole, i supporti magnetici, gli strumenti musicali (+0,6%).

Dai dati raccolti, emerge, quindi, che gli italiani preferiscono fare i proprio acquisti all’interno di grandi esercizi, piuttosto che nei minimarket di quartiere, spesso ritenuti più cari e meno forniti. Per i prodotti non alimentari, i dati evidenziano che gli italiani sono disposti a rinunciare a beni di prima necessità come i medicinali, pur di non fare a meno dello smartphone del momento o del televisore di ultima generazione. Una manifestazione più che evidente del fatto che l’attuale crisi ha sì svuotato le tasche degli italiani, costretti a scegliere cosa acquistare e a cosa rinunciare, ma soprattutto ha modificato le loro necessità, volte sempre più spesso a prediligere l’apparenza piuttosto che la sostanza.