Eboli-piazza-carlo-mustacchioEboli. Non decolla il mercato ad Eboli, tantomeno in un momento come quello di crisi nazionale. La situazione dei commercianti si è complicata a causa di vari fattori, tra questi la grande distribuzione e le difficoltà economiche, che però non bastano a spiegare lo stallo in cui versa la città. Di sicuro l’atteggiamento delle persone è cambiato rispetto agli acquisti: l’aumento generale del costo della vita ha ridimensionato la sfera di ciò che è necessario e le spese delle famiglie ne sono un esempio lampante. Così le sofferenze si riversano sui negozi di abbigliamento, arredo, cosmetici, calzature e via dicendo.

Però, chi fa commercio da trent’anni, come Marta, ex proprietaria di un negozio sul viale Amendola, spiega che i bassi profitti non sono imputabili di base alla crisi odierna, bensì a due fattori principali. “Ad Eboli”, afferma, “manca quel “giro di persone” vitale per l’economia di una città. I giovani si sono trasferiti in altre città, una scelta dovuta alla carenza di lavoro nel nostro territorio. Carenza che costituisce il secondo motivo per cui le cose non vanno bene per noi commercianti. Se non si lavora, chi spende?”. Marta sottolinea come di conseguenza, se ci si sposta in zone limitrofe per lavorare, il denaro viene portato fuori perché, “non vivendo la quotidianità di Eboli, i cittadini incentivano l’economia di altre zone”.

piazza-della-Repubblica-Eboli“Eboli”, aggiunge, “non è più una città turistica come lo era negli anni Novanta, quando i forestieri trascorrevano le vacanze nella zona marina, oggi più che inquinata. Non ci sono attrattive, le strade sono sporche e non curate, un aspetto quest’ultimo che dipende anche dagli stessi cittadini”. Una città senza biglietto da visita dove il turista, in una situazione come quella attuale, potrebbe fare la differenza.

Il Presidente della Confcommercio Eboli Michele Zottoli evidenzia come i commercianti di Eboli siano pressati dal costo alto degli affitti e di tutte le altre tasse necessarie per mandare avanti il proprio locale, e come la chiusura di un negozio avvenga da un giorno all’altro. “Un esempio”, spiega Michele Zottoli, “è l’attività commerciale ‘Terranova’ che chiuderà entro la fine dell’anno: il proprietario paga cinque mila euro mensili soltanto per l’affitto. A resistere sono il più delle volte le attività a conduzione familiare mentre i giovani che si avventurano nel mercato si trovano, a causa soprattutto della forte pressione fiscale, a dover chiudere nel giro di poco tempo”.

“Più volte noi commercianti ci siamo riuniti”, continua il presidente della Confcommercio Eboli, il quale è anche proprietario in città del ‘Bar Sport’, “ma non è stato fatto nulla di concreto. È vero che l’Amministrazione dispone di poche risorse, ma ritengo non ci sia una politica seria a favore del commercio. Inoltre, Eboli è cambiata molto negli ultimi anni sotto il profilo della sicurezza ed i controlli sono pochi”. “Eboli è poco appetibile all’esterno”, prosegue Zottoli, “non si vuole investire perché un’azienda sa che non ricaverà profitto”.

Invece Attilio Astone, Presidente della Confesercenti Eboli, non sembra stupito del fatto che il paese si trovi in difficoltà considerando che una situazione identica caratterizza l’intera regione: “Eboli non è danneggiata più di altre zone perché bisogna fare un discorso generale. Oggi dobbiamo fare i conti con un mondo veloce ed in continua evoluzione, dove l’e-commerce la fa da padrone. Una pecca, però, la si può individuare nel fatto che ad Eboli l’associazionismo non è concepito nel vero senso della parola perché alle lamentele dei commercianti non seguono delle proposte. Infatti, credo sia importante ‘fare sistema’, rimboccarsi le maniche e rinnovare le proprie attività commerciali”.

Il presidente della Confesercenti Eboli afferma, poi, che la sua associazione è attiva dal punto di vista organizzativo. “Ci diamo da fare”, evidenzia Astone, “La prossima iniziativa, ‘Mille Fiori’, da giovedì 31 ottobre a domenica 3 novembre, vedrà la vendita all’aperto di prodotti artigianali. A tal proposito penso che la particolarità di un prodotto possa fare la differenza”.

Chiara Amato