foto protocollo avvocatiTutti ne parlano e l’Ordine degli avvocati di Sala Consilina si spacca in due. La colpa è di quell’accordo beffa siglato con i colleghi di Lagonegro il 27 dicembre 2011. Un protocollo che in virtù dei fatti accaduti, ha contribuito in maniera decisiva alla soppressione del tribunale del Vallo di Diano.  Un documento mai mostrato alle persone,  forse per paura, per distrazione, non lo sappiamo. Noi oggi ve lo proponiamo in una foto scattata di nascosto in una bacheca di periferia, lontana dal  clamore e dai sensi di colpa incerati sui volti dei protagonisti.

Correva l’anno 2011, cominciavano  le prime rappresaglie e le prime barricate contro il decreto di revisione della geografia giudiziaria che, metteva sul banco degli imputati  i tribunali di Sala Consilina e di Lagonegro. Da sopprimere entrambi recitava il copione, inutili e con un bacino di utenza di molto inferiore agli standard dettati dalla legge. Era settembre e, tra il sole tiepido di fine estate, cominciavano le prime manifestazioni di dissenso da parte di quell’avvocatura che nel corso dell’intera vicenda ha lottato fino alla fine per evitare il peggio. Passano tre mesi e, precisamente il 27 dicembre, in una serata addobbata a festa in una stanza illuminata ad intermittenza , un gruppo di avvocati di Sala Consilina e un gruppo di avvocati di Lagonegro dopo una serie di passaggi telefonici e incontri nascosti, decide di correre ai ripari. A far da portabandiera, c’erano i massimi esponenti dell’avvocatura dei due ordini, per Sala Michele Marcone e per Lagonegro Rosa Marino. Sul tavolo un documento, dattilografato in bello stile, due o tre fogli in cui si chiedeva al Ministro Severino di salvare il salvabile. Mantenere in vita un Tribunale o Sala o, Lagonegro. La scelta toccava agli esperti di via Arenula.

Fin qui tutto normale o quasi. Il documento fu firmato e controfirmato dalle parti in causa e successivamente “dicono” spedito a Roma. Tutto top secret, tutto di nascosto, da chi, da che cosa? A sentir parlare gli avvocati di Sala o, per meglio dire una parte di essi, nemmeno loro erano a conoscenza dell’intesa, scoperta successivamente grazie a qualche giornalista intraprendente che quella sera di dicembre li ha addirittura fotografati  mentre tra un primo e un contorno se la brindavano a suon di aglianico. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare dicevano i nostri saggi antenati . A distanza di quasi due anni e, dopo che quel famoso protocollo d’intesa  spesso citato e spesso incriminato e preso  di mira dai più, come il vero colpevole della soppressione del tribunale di Sala Consilina, ci chiediamo: perché il documento non è stato mostrato mai pubblicamente? Una domanda lecita che darebbe lustro a quella trasparenza da sempre vantata ma che oggi come ieri viene messa in discussione da qualcuno. Sicuramente gli addetti ai lavori lo custodiscono in qualche cassetto o, tra i meandri e gli scatoloni ammucchiati nelle stanze permeabili del tribunale di Lagonegro quindi, sarebbe ora di mostrarlo all’opinione pubblica, ai cittadini, i veri sconfitti dell’intera vicenda.

La giustizia negata, il Vallo di Diano sotto attacco, dignità svenduta e chi più ne ha ne metta, ma alla fine ci ritroviamo con un pugno di mosche e senza nemmeno la possibilità di sapere i veri motivi di tutto questo. Facendo un giro nella nuova struttura accorpante, ci rendiamo conto che in questo caso, i mali vengono per nuocere , abbattendo ogni barriera di giusta e sana amministrazione pubblica, barattando il risparmio reale con le fantasie di qualche statista depresso. Ed ecco che ci si ritrova davanti a rinvii di un mese delle cause civili, struttura non agibile, cantieri a cielo aperto, personale amministrativo umiliato e costretto a nascondersi nei corridoi per lenire e difendere quel poco di orgoglio e di dignità rimasta che lo Stato o chi per esso gli ha sottratto. Disagi e solo disagi. Qualcuno ancora lotta, una battaglia che non ha più senso, intrisa di utopia e umiliante sacrificio di un territorio privato anche dell’aria da respirare.  Non ci resta altro che ringraziare quei politici e tutti coloro che si sono prodigati affinché tutto ciò divenisse realtà.

Antonio Citera