Foto_Murino_agronomi_1821“Gli scenari peggiori riguardano la Campania e il Mediterraneo in generale – ha detto il professore Lorenzo Ciccarese durante la conferenza sul tema ‘Le aree agricole e forestali di fronte ai cambiamenti climatici. La scienza e le politiche’ che si è tenuta ieri al Grand Hotel Salerno – proprio in queste aree la temperatura potrebbe aumentare fino a 6 gradi entro la fine del secolo, con una riduzione della piovosità fino al 30% e di contro la presenza di piogge violente e abbondanti, con grosse conseguenze sull’agricoltura, in particolare per quanto riguarda gli ortaggi e gli ulivi. Le piante svilupperanno minori capacità di resistere alle malattie e ai parassiti. Società opulente e ricche hanno maggiori capacità di adattarsi alla nuova situazione, utilizzando tecniche avanzate anche per sostituire le colture”.

Dopo i drammatici eventi che hanno colpito la Sardegna, ci si interroga sui grandi cambiamenti climatici che stanno interessando il nostro pianeta e su quali sono gli impatti previsti sull’agricoltura e sugli ecosistemi forestali e naturali. Per analizzare queste problematiche l’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della provincia di Salerno, presieduto da Marcello Murino, ha organizzato la conferenza per presentare una sintesi della scienza delle relazioni tra cambiamenti climatici e ecosistemi agricoli e naturali e di introdurre le principali opzioni che l’agricoltura e la selvicoltura possono offrire per mitigare i cambiamenti climatico e per adattarsi ad essi.

A settembre scorso è stato presentato il Summary for policymakers del quinto rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il comitato di scienziati chiamati periodicamente dall’ONU a sintetizzare le ultime scoperte scientifiche sui cambiamenti climatici. Cosa ci dice di nuovo il rapporto? La temperatura media della superficie terrestre è aumentata di 0,85 °C tra il 1880 e il 2012.  Gli eventi climatici estremi  sono diventati sempre più violenti e meno prevedibili. La calotta glaciale artica si sta riducendo al ritmo del 4% per decennio.  Tra il 1901 e il 2002 il livello degli oceani è aumentato di 19 cm e potrebbe aumentare fino a 63 cm tra il 2081 e il 2100, con rischi gravissimi di inondazione per le città costiere. Anche l’acidità degli oceani è aumentata, portando una grave minaccia alle barriere coralline (a rischio di scomparsa entro il 2050) e alla biodiversità.

Il professore Lorenzo Ciccarese è primo ricercatore dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) nonché responsabile del settore ‘Risorse forestali e fauna selvatica’. Ha partecipato, anche come coordinatore, a numerosi progetti dei programmi quadro di ricerca della Commissione Europea (CE). E’ lead author e rewiever di diversi report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). L’Ipcc l’United Nations Environment Programme e il World Meteorological Organizations gli attribuiscono il riconoscimento formale per il contributo che ha dato allo stesso Ipcc per l’assegnazione del Premio Nobel per la pace nel 2007. Ha svolto attività di valutazione delle aree Ecosystems e Biodiversity del Group on Earth Observations (Geo) dell’ONU.