azienda-manager-soldi-euro-monete-corbis-672x351-630x351Peculato e truffa, sono questi i reati ipotizzati a conclusione delle indagini sul consiglio regionale della Campania, nell’ambito dell’inchiesta su presunte irregolarità nell’erogazione dei rimborsi per un ammontare complessivo  di circa 2 milioni, nel biennio 2010-2012.

Tra loro anche 9 salernitani, si tratta di Giovanni Baldi (Pdl), Dario Barbirotti (Centro democratico), Giovanni Fortunato (Nuovo Psi), Eva Longo (Pdl, attualmente senatrice), Monica Paolino (Pdl), Anna Petrone (Pd), Donato Pica (Pd), Antonio Valiante (Pd), Gianfranco Valiante (Pd).

Il nucleo della tributaria della Finanza ha notificato, si disposizione del pm Giancarlo Novelli, 55 avvisi di conclusione di indagine a quasi tutti i consiglieri regionali e a tre parlamentari che hanno rivestito il ruolo di  eletti nel l’assemblea regionale (si tratta dei senatori di Fi Eva Longo e Domenico De Siano, e del sottosegretario Pd Umberto Del Basso De Caro).

Stando all’accusa, le risorse regionali destinate  al funzionamento dei vari gruppi politici o sono stati utilizzati in maniera più che disinvolta , per  acquisti e spese ritenute assolutamente  “non ammissibili” : vedi l’acquisto di tinture per capelli, giocattoli, bombole di gas, pagamento di  tasse; oppure non hanno saputo fornire alcuna documentazione per spese non giustificate.

Tra i 55 destinatari, 51 sono consiglieri (o lo sono stati, come Pietro Diodato, ex esponente di Fli nell’assemblea regionale). Altre 4 sono invece persone che avrebbero aiutato gli indagati a presentare carte false pur di offrire coperture ex post a quelle spese.

Vanno invece archiviate, secondo il pm, le posizioni di 13 consiglieri: tra i quali l’ex capogruppo pdl Fulvio Martusciello, i suoi colleghi Angelo Polverino, Sergio Nappi, Angelo Marino – questi ultimi restano però coinvolti nell’altro filone sull’impiego dei fondi per la comunicazione – e la consigliera Annalisa Vessella, più nota come moglie inviata su quel seggio per interposta campagna elettorale : quella del marito e allora parlamentare pdl.

Coloro che restano sotto inchiesta hanno ora 20 giorni per poter chiedere di essere sentiti dal pubblico ministero. Nel caso non mutasse il quadro degli elementi in mano all’accusa, si andrà verso la richiesta di rinvio a giudizio.