scuolaFar ripetere l’anno scolastico agli studenti che studiano poco è inutile se si spera di migliorarne il rendimento. Al contrario il rischio è che l’alunno abbandoni la scuola. A sostenerlo è l’Ocse che ha condotto uno studio sui test Pisa (Programma per la valutazione internazionale dell’allievo) svolti nel 2012.

Per gli esperti dell’Ocse a determinare cattivi rendimenti scolastici non ci sarebbero solo pigrizia, indifferenza, preparazione, ma anche la provenienza sociale. I ragazzi che appartengono a classi socio-economico-culturali svantaggiate sono più inclini ad all’insuccesso scolastico.

Altro elemento che viene fuori dallo studio è che in alcuni Paesi, Italia compresa, si boccia troppo. Nel Belpaese il numero di 15enni che hanno riferito di aver ripetuto l’anno almeno una volta prima dei quindici anni è pari al 17% degli intervistati, rispetto a una media europea del 12,4%, che sale al 20% tra i ceti meno abbienti. In Norvegia, Malesia e Giappone, invece, non si registrano bocciature.

Per gli esperti la bocciatura non ha effetti benefici ed “è un modo costoso di affrontare il problema degli insuccessi: fermando gli alunni la probabilità che abbandonino gli studi sale” e “la bocciatura può anche rafforzare le disuguaglianze nel sistema”. La soluzione individuata dall’Ocse sarebbe quella di prestare più attenzione agli studenti più fragili; “Occorre offrire ore di insegnamento supplementare agli studenti che rischiano la bocciatura, adattando l’insegnamento alle loro esigenze in modo che possano recuperare il ritardo con i loro coetanei. Un modo di gran lunga migliore di sostenere gli studenti con difficoltà di apprendimento o problemi comportamentali”.