alunni disabiliSecondo le ultime rilevazioni dell’Istat, in Italia, nell’anno scolastico 2012-2013 sono circa 149 mila gli alunni con disabilità (il 3,2% del totale degli alunni), di cui circa 84 mila nella scuola primaria (pari al 3,0%) e poco più di 65 mila nella scuola secondaria di primo grado (il 3,7%). Rispetto all’anno precedente, l’aumento complessivo è di circa 4 mila alunni, in entrambi gli ordini scolastici, proseguendo la tendenza crescente registrata negli ultimi 10 anni.

I maschi rappresentano più del 60% degli alunni con disabilità di entrambi gli ordini scolastici: 201 maschi ogni 100 femmine nella scuola primaria e 180 maschi ogni 100 femmine in quella secondaria di primo grado.
L’età media si attesta a 9,8 anni per gli alunni con disabilità iscritti nella scuola primaria e a 13,5 anni per quelli che frequentano la scuola secondaria di primo grado, senza differenze territoriali apprezzabili rispetto al valore medio nazionale.

Al fine di attivare tutti i tipi di sostegno – didattico e/o assistenziale – necessari alla realizzazione di un percorso inclusivo adeguato, è necessario conoscere non solo le difficoltà di apprendimento di un alunno ma anche il suo livello di autonomia nello svolgimento di alcune attività essenziali, quali lo spostarsi all’interno dell’edificio scolastico, mangiare ed andare al bagno da solo. Nelle scuole primarie il 21,% degli alunni con disabilità non è autonomo in almeno una delle attività indagate e l’8% degli alunni non è autonomo in tutte e tre le attività; nelle scuole superiori di primo grado le stesse percentuali sono rispettivamente del 14,7% e del 5,5%.

A conferma di quanto già rilevato negli anni precedenti, la tipologia di problema più frequente è quella legata al ritardo mentale: il 38,1% della popolazione con disabilità nella scuola primaria ed il 44,5% di quella della scuola secondaria di secondo grado. Nella scuola primaria tale problema è seguito dai disturbi per l’attenzione, da quelli del linguaggio e dai disturbi dell’apprendimento; nella scuola secondaria di primo grado, dopo i disturbi mentali, i problemi più frequenti sono legati ai disturbi dell’apprendimento, a quelli dell’attenzione ed ai disturbi affettivi relazionali.
La maggiore criticità, tipica delle regioni del Mezzogiorno, si riscontra anche analizzando il numero e le tipologie di problemi della popolazione studentesca con disabilità: in queste regioni, per il 30,3% e per il 28,6% degli alunni con disabilità, rispettivamente della scuola primaria e di quella secondaria di primo grado, si rileva la compresenza di almeno tre problemi, una quota che scende al Centro-Nord.
La maggioranza degli alunni ha una certificazione in base alle Legge 104 del 1992, anche se permane una quota pari al 1,7% di alunni senza alcuna certificazione nella scuola primaria ed al 12,4% nella scuola secondaria di prima grado, nonostante questa sia normativamente prevista ai fine dell’erogazione dei servizi di sostegno scolastico.
Nella scuola primaria, a livello nazionale il 78,1% degli alunni ha una certificazione di disabilità ed il 9,1% ha sia la certificazione di disabilità sia quella d’invalidità.

La figura dell’insegnante di sostegno è molto importante, non solo per il processo formativo dell’alunno con disabilità ma anche per promuovere e favorire il processo di inclusione scolastica. Gli insegnati di sostegno rilevati dal MIUR sono più di 67 mila, 2 mila in più rispetto allo scorso anno, ma solamente il 67,9% degli insegnanti di sostegno della scuola primaria ed il 72,5% di quelli della scuola secondaria di primo grado svolge l’attività a tempo pieno all’interno dello stesso plesso scolastico.
Il numero medio di alunni con disabilità per insegnante è molto vicino, a livello nazionale, a quello che era il tetto previsto dalla Legge 144/2007 (un insegnate di sostegno ogni due alunni con disabilità): ci sono 1,8 alunni con disabilità ogni insegnante di sostegno nella scuola primaria e 2 nella scuola secondaria di primo grado.

Gli insegnati di sostegno, in entrambi gli ordini scolastici, svolgono prevalentemente attività di tipo didattico e tale supporto dovrebbe essere accompagnato, laddove l’alunno non è autonomo, dalla presenza di figure professionali, fornite dagli Enti locali, che supportino la socializzazione e l’autonomia del singolo.

Con riferimento alle ore settimanali di sostegno assegnate in media all’alunno con disabilità, si evidenzia un gradiente territoriale per entrambi gli ordini scolastici, con un numero di ore maggiore nelle scuole del Mezzogiorno (13,4 ore medie settimanali nella scuola primaria e 10,8 nella scuola secondaria di primo grado).
Dalle rilevazioni sulle scuole, è emerso che una quota di famiglie, nel corso dell’anno, ha ritenuto che l’assegnazione delle ore di sostegno non fosse idonea a soddisfare i bisogni di supporto dell’alunno. Circa l’8% delle famiglie ha presentato ricorso al Tribunale civile o al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), nel corso degli anni, per ottenere l’aumento delle ore. Per entrambi gli ordini scolastici, nelle regioni del Mezzogiorno la quota delle famiglie che ha fatto un ricorso è circa il doppio rispetto a quella delle regioni del Nord (nella scuola primaria rispettivamente 12,2% e 5,4%; nella scuola secondaria di primo grado rispettivamente 8,1% e 3,9%).

E’ inoltre importante, al fine della realizzazione del progetto individuale, che ci sia una continuità del rapporto docente di sostegno – alunno con disabilità, non solo nel corso dell’anno scolastico ma anche per l’intero ciclo scolastico. Questo però non avviene sempre: sono infatti il 14,5% gli alunni della scuola primaria che hanno cambiato insegnante di sostegno nel corso dell’anno scolastico e 12,5% gli alunni della scuola secondaria di primo grado (percentuale che scende rispettivamente a 12,1% e 8,9% per gli alunni delle scuole del Mezzogiorno). Le percentuali aumentano drasticamente se si analizzano i cambiamenti di insegnante di sostegno rispetto all’anno scolastico precedente: il 44,2% degli alunni nella scuola primaria ed il 37,9% in quella secondaria di primo grado.

Se si analizza il numero di ore prestate dall’assistente educativo culturale o assistente ad personam (AEC), figura professionale specifica per l’alunno con problemi di autonomia e pagata dagli Enti locali, si evidenzia che gli alunni non autonomi in tutte le attività considerate (spostarsi, mangiare, andare al bagno) dispongono mediamente di circa nove ore settimanali di assistenza sia nelle scuole primarie sia in quelle secondarie; per gli alunni con limitazioni minori di autonomia le ore medie scendono a circa tre per entrambi gli ordini scolastici.

L’inclusione scolastica dell’alunno con disabilità si basa sulla progettazione e realizzazione di un percorso educativo individuale. Tale percorso parte dalla valutazione del tipo e della gravità della disabilità del singolo alunno (diagnosi funzionale), prosegue con l’individuazione delle tappe di sviluppo conseguite o da conseguire (profilo dinamico funzionale) e termina con la descrizione degli interventi necessari per garantire il diritto individuale allo studio (programma educativo individuale).
A livello nazionale, e per entrambi gli ordini scolastici, non tutti gli alunni dispongono della documentazione completa prevista dalla legge: nelle scuole primarie, infatti, la percentuale di alunni per i quali è stata predisposta la diagnosi funzionale è pari al 94,9%, quella che ha un profilo dinamico funzionale è pari all’86,2% e per il 97,8% di alunni è stato redatto il programma educativo individualizzato; nelle scuole secondarie di primo grado le percentuali si attestano, rispettivamente, al 95,1%, 85,5% e al 98,2%.

Il progetto didattico ed educativo dei singoli alunni, per essere efficace, dovrebbe essere condiviso con le rispettive famiglie: tale condivisione è importante sia perchè prevista dalla normativa, sia perchè il coinvolgimento familiare può garantire il proseguimento del percorso al di fuori dell’ambiente scolastico.
Si rileva che la maggior parte delle famiglie incontra gli insegnanti curriculari, al di fuori degli incontri d’Istituto dei Gruppi di Lavoro sull’Handicap (GLH), meno di una volta al mese, mentre circa un quarto delle famiglie ha un colloquio al mese. Nelle regioni del Mezzogiorno la collaborazione tra famiglie e insegnati è più frequente rispetto alle altre arre del Paese: infatti, nelle scuole primarie e quelle secondarie di primo grado di questa ripartizione, le famiglie che hanno almeno un colloquio al mese con gli insegnati sono rispettivamente il 65,2% ed il 48,2%.
Più frequenti sono invece i colloqui tra i familiari e l’insegnante di sostegno: per entrambi gli ordini scolastici, infatti, quasi una famiglia su tre incontra l’insegnante di sostegno più di una volta al mese. Il Mezzogiorno si conferma la ripartizione dove si riscontra la maggiore frequenza di colloqui con gli insegnati di sostegno: sia nelle scuole primarie che in quelle secondarie di secondo grado, il 76,8% delle famiglie ha infatti almeno un colloquio al mese.

Al contrario, è il Mezzogiorno la ripartizione geografica con la percentuale più bassa di scuole con scale a norma (74,4% di scuole primarie e 84,1% di secondarie) e servizi igienici a norma (68,7% di scuole primarie e 72,9% di secondarie di primo grado).

La tecnologia, inoltre, svolge spesso una funzione di “facilitatore” nel processo di inclusione scolastica dell’alunno con disabilità, soprattutto nel caso in cui la postazione informatica è situata all’interno della classe in cui è presente. Purtroppo, però, sono ancora più di un quarto le scuole primarie e secondarie di primo grado che non hanno postazioni informatiche adatte con percentuali più elevate nel Mezzogiorno.
Per l’analisi sull’utilizzo delle tecnologie viene posta particolare attenzione alla percentuale di insegnanti che non utilizzano la tecnologia per la didattica speciale: nel 14% delle scuole primarie e nell’8,9% di quelle secondarie di primo grado nessuno degli insegnati di sostegno utilizza la tecnologia. A livello regionale è la Campania a presentare la percentuale più alta di scuole primarie in cui gli insegnanti di sostegno si avvalgono della tecnologia (22,1% delle scuole).
Molto elevata su tutto il territorio nazionale (circa un terzo per entrambi gli ordini scolastici) la percentuale di scuole nelle quali nessun insegnante di sostegno ha frequentato corsi specifici in materia di tecnologie educative per gli alunni con disabilità; un altro terzo di scuole, invece, ha tutto il personale di sostegno formato con corsi specifici.

Il programma individualizzato deve essere accompagnato, al fine di una completa inclusione, da una condivisione del percorso didattico e dei momenti di socializzazione con i compagni di scuola. Per questo motivo il processo di inclusione scolastica dovrebbe prevedere una completa partecipazione dell’alunno con disabilità a tutte le attività extra-scolastiche della classe, anche se tale partecipazione può implicare una maggiore complessità organizzativa dell’evento.
Gli alunni con disabilità passano la maggior parte del loro tempo all’interno della classe e svolgono attività didattica al di fuori della classe per un numero residuale di ore, in media 4 a settimana: solo metà degli alunni con disabilità partecipa alle attività extra-scolastiche organizzate dalla scuola e la partecipazione a gite è ancora meno frequente riguardando solo il 16,7% degli alunni.