“Purtroppo – osserva Sangiorgio – ancora verifichiamo più vincoli che opportunità per chi vive e lavora nelle aree del Parco e non riscontriamo la auspicabile attenzione da parte della politica. Ne è un esempio la mancata elezione del presidente della Comunità del Parco che si ripercuote negativamente sulle strategie di sviluppo dell’Ente e, di conseguenza, di tutto il territorio. Con gli agricoltori, che sono stati e sono i veri custodi dell’ambiente e dell’habitat, si dovrebbe instaurare un rapporto di dialogo e di fatti concreti. I vincoli, che fino ad oggi hanno reso il Parco un’eccellenza ambientale, potrebbero ulteriormente far crescere il territorio ma solo se condivisi”.
“E’ necessario però individuare un progetto di sviluppo coordinato, con il recupero delle aree dismesse, l’efficiente valorizzare dei sentieri, strade finalmente accessibili, compatibilità con le attività agricole, le attività produttive esistenti e con i porti. Il Parco può essere l’esempio del modello di sviluppo che Coldiretti sta impegnandosi a costruire: attraverso una logica di pianificazione e di integrazione dei vari segmenti che compongono l’offerta turistica, il Cilento potrebbe diventare un grandissimo attrattore di investimenti. Ma bisogna finirla con lo scaricabarile tra gli Enti a scapito degli operatori e con l’eccessiva burocrazia”.