Home Territorio Vallo di Diano Buonabitacolo. Morte del giovane Massimo Casalnuovo, dopo due anni la verità è...

Buonabitacolo. Morte del giovane Massimo Casalnuovo, dopo due anni la verità è ancora lontana

0

Buonabitacolo. Un morte, forse,  ancora  tutta da chiarire quella del giovane di Buonabitacolo Massimo Casalnuovo che la sera del 20 agosto del 2011 trovò  il buio cadendo dal suo scooter. Una caduta improvvisa, all’altezza di un posto di blocco dei carabinieri. Forse la paura, forse un calcio sferrato al motorino, una vicenda che scuote gli animi e getta un velo di sconforto in una comunità ancora lacerata dal dolore dopo più di due anni dall’accaduto.  Un unico imputato il Maresciallo Giovanni Cunsolo, assolto in udienza preliminare perché il fatto non sussiste. Ora  la famiglia e i legali di Casalnuovo chiedono giustizia e impugnano il primo grado di giudizio.

ndiamo a ritroso nel tempo, era la sera del 20 agosto 2011, un normale controllo di routine forse improvvisato dai carabinieri, in una zona abitata del paesino di Buonabitacolo, poco più di 2800 abitanti. Due ragazzi erano stati appena fermati e controllati, quando spunta da lontano Massimo a bordo del suo cinquantino. Massimo 22 anni, un bravo ragazzo come tanti in paese, amava giocare a calcio, ed aiutava il padre nell’officina di famiglia. Il 22 enne era senza casco,  forse per scansare uno dei carabinieri fa una mossa azzardata col motorino che mette in allerta l’altro carabiniere che uscito dall’auto, probabilmente prima gli urla qualcosa, poi cerca di fermarlo in qualche modo, pochi secondi da chiarire, ed il giovane 22enne è a terra privo di sensi.  Questa più o meno la dinamica.

Secondo la versione dei carabinieri, Massimo ha accelerato per evitare di essere fermato e ha perso il controllo del mezzo, e nella confusione del momento avrebbe anche tentato di investire uno di essi. Secondo la versione dei testimoni che hanno visto la scena, – “Il maresciallo dei carabinieri è balzato fuori dall’auto dove stava redigendo il verbale e ha cercato di fermare il motorino. Il conducente lo ha evitato, il militare ha sferrato un calcio sul lato sinistro del mezzo. Il ciclomotore ha percorso ancora alcuni metri sbandando, poi è sbattuto contro un muretto a secco di un ponte che sovrasta il fiume Peglio. Il ragazzo che lo guidava è stato sbalzato a terra, aveva sangue sulla fronte e non appariva cosciente”, queste le versioni, che sono in apparente contrasto tra loro. Dopo i primi accertamenti e rilievi sul caso, quasi nessun provvedimento è stato adottato, un assordante silenzio ha contornato l’intera vicenda, fino al punto che i genitori del ragazzo in special modo il papà Osvaldo con una serie di appelli apparsi sui social network ha lanciato il suo grido per sapere la verità sulla morte del figlio. – “Dopo più di un anno io non so nulla, non conosco il motivo della morte di mio figlio, quello che tutti devono capire è che in quel maledetto momento poteva esserci chiunque di noi. Io voglio la verità e poi chiederò giustizia. E lo voglio fare perché una cosa del genere non possa più capitare a nessuno”.

Poi il rinvio a giudizio per Cunsolo, “il fatto non sussiste” questo il provvedimento del GUP che, dopo una giornata di attesa ha lasciato  tutti amareggiati e sconcertati. I familiari, gli amici e un’intera comunità chiedono giustizia e, impugnata la prima decisione aspettano fiduciosi il prosieguo, per venire a capo di una verità che ancora per certi aspetti è tinta di giallo.

Antonio Citera

Exit mobile version