A condurci in questo viaggio nell’abominio di una città ricchissima di storia eppure abbandonata a sé stessa sono il professor Leonardo Cicalese e gli avvocati Nicola Cuccurullo e Pasquale Guariglia
Sopravvissuto all’eruzione del 79 D.C. questo splendido esempio della grandezza del passato non sembra potersi sottrarre all’incuria dell’attuale temperie. “Provo a bussare al citofono, vediamo se rispondono” dice Cuccurullo, già membro in passato dell’Archeoclub, un’associazione che si occupa dalla salvagurdia e valorizzazione dei beni archeologici; la risposta è il silenzio ottuso di una comunità e di un’istituzione che proprio non vogliono capire. “Dinanzi a questi comportamenti – aggiunge Guariglia segretario citttadino del Pd – non ci si può che vergognare. Come si può oltraggiare un simile patrimonio storico culturale non facendo nulla per opporsi?”
Aperti i cancelli lo spettacolo che si apre davanti ai nostri occhi è un trionfo di luci violente ed ombre affascinanti. Catapultati all’interno del mito non si può non rimanere soggiogati dall’enorme vasca posta al centro della struttura piuttosto che dall’altare; leggermente sfalsato rispetto all’entrata principale dell’edificio.
“La struttura– spiega Cicalese – passò da primitiva sala termale a tempio dei primi cristiani che vi ricevevano il battesimo per immersione. La struttura è caratterizzata anche dalla presenza al suo interno di splendidi affreschi del XV e XVI secolo raffiguranti scene del Nuovo Testamento”.
L’ultimo sberleffo, lo si nota all’uscita, una pedana, cofinanziata dall’Unione Europea con un altro piano, il Recite II nell’ambito del Lodis, giace intatta; rovinata dal tempo e da istituzioni pubbliche e private avide solo di potere.
Girare in auto in questo lembo di terra, dove all’unità si afferma con forza il culto secolare della diversità, è un po’ come toccare con mano, in scala ridotta, il male atavico che da sempre affligge il sud; specie in quelle zone maggiormente ricche di storia e cultura. “E’ un problema anche di mentalità – sottolinea Guariglia – si preferisce guardare al proprio particolare anziché al bene generale. Cambiare modo di pensare non è semplice, occorrono decenni e classi politiche all’altezza del cambiamento” Sullo sfondo accanto ai nomi delle strade compaiono le varie località Grotti, Pareti, Pucciano, “Siamo orgogliosi della nostra identità – aggiunge Cicalese – e non credo che l’unione con Nocera Inferiore possa portare grandi benefici anche in termini economici”.
Per visitare gli splendidi dipinti che si trovano al suo interno è necessario contattare Padre Remigio Stanzione un francescano ultranovantenne dai modi bonari e dalla grande passione per l’arte. Schiuse le porte del convento lo spettacolo che si apre dinanzi agli occhi del visitatore sono un susseguirsi di volte affrescate tese all’esaltazione dell’ordine dei francescani e di San Francesco. “Questa struttura dice Padre Stanzione risale alla seconda metà del secolo XVII ed è stato poi rifinito nei primi anni del XVIII secolo. In essa – afferma con orgoglio – è racchiuso un immenso tesoro di arte settecentesca”. Poco propenso ad affrontare questioni strettamente burocratiche Stanzione preferisce non dilungarsi sul perché della presenza di impalcature che da mesi giacciono sulla facciata dell’edificio. “So che i costi sono a nostro carico, ma non mi chieda il perché non siano ancora terminati. Non me ne occupo io. Ho più di novant’anni e son altre le priorità per me”.
“E’ un altro paradosso di questa città – dice Cuccurullo per poi continuare – una soluzione ci sarebbe, ma come può ben vedere il passaggio è chiuso al traffico” L’avvocato fa riferimento ad un ponte che dalla strada statale 18 permetterebbe di arrivare direttamente allo scavo ma le solite pastoie burocratiche lo impediscono. Amaro anche il commento di Cicalese in relazione ai fumi provenienti dalla fabbrica “Non fanno di certo bene a questo che è da considerarsi un’altra splendida testimonianza della grandezza del passato”.
Al suo interno sono in mostra opere di artisti contemporanei e non venuti in contatto con questo territorio. “Valorizzata dalla Provincia questo museo sembra essere snobbato dal Comune – dice Guariglia – compito delle future amministrazioni sarà quello di valorizzare anche strutture come queste. Difficile dargli torto, malgrado siano le 10 di mattina di un giorno feriale, al suo interno non si scorge una sola scolaresca.
Alle spalle del manufatto uno strano figuro arrostisce carciofi con fare pittoresco per attirare clienti. Pare lo chiamino “O’ Riavolo”; in estate spacca meloni e li ‘regala’, dietro lauta ricompensa, agli invitati dei matrimoni che si imbattono in queste zone. Non ha licenze né permessi per vendere; ma questa è ancora un’altra storia; tutta da raccontare.
Storia di una terra di demoni, angeli e di una civiltà tutta da riscoprire.
Raffaele de Chiara
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potevate mettere foto più grandi però.
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