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Abolizione del Senato, Renzi lancia l’aut aut e striglia Grasso: “Se la riforma non passa mollo tutto”

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Roma. “Il Senato non deve essere eletto, se non passa la riforma finisce la mia storia politica.” Con queste parole Renzi, in un’intervista radiofonica a Rtl 102.5 andata in onda ieri, reagisce  alle parole del presidente del Senato Pietro Grasso, sulla riforma del Senato.

“Se vogliamo ribaltare burocrazia ed establishment dobbiamo partire dalla politica”. Stando al testo del ddl costituzionale del governo che ripassa oggi per il consiglio dei ministri (un primo giro c’era stato il 12 marzo), i senatori in carica dovrebbero stabilire che il Senato sarà in tutto e per tutto non elettivo, che i 120-150 rappresentanti dell’Assemblea delle autonomie non rappresenteranno più la Nazione (come i colleghi deputati) ma le ‘istituzioni territoriali’ e che, dunque, i ‘senatori territoriali’ (consiglieri regionali, sindaci di capoluogo di Regione e governatori) non saranno retribuiti perché già stipendiati a livello locale, inoltre che il Senato non voterà la fiducia e  non voterà le leggi di bilancio.

Matteo Renzi spinge sulle riforme nel giorno in cui il Consiglio dei ministri è convocato per la presentazione del ddl costituzionale che conterrà l’abolizione del Senato e la riforma del titolo V. 
Inoltre, il presidente del Consiglio si è soffermato sul sistema della seconda Camera, oggetto di  polemica in questi giorni con il presidente del Senato Pietro Grasso, dopo la sua proposta di inserire dei punti fermi alla riforma chiedendo un Senato di eletti. Il premier ha anche spiegato: “Io penso che quelli che si alzano la mattina per andare a lavorare non ce l’hanno con la politica, ma vorrebbero una politica diversa che avesse il coraggio di fare le cose che servono alla gente, e non quelle che servono alla Casta. Gli italiani in questi venti anni hanno fatto un sacco di sacrifici, ma hanno visto crescere il debito perché quei sacrifici non venivano fatti dai politici di Roma”.

Renzi torna poi a minacciare l’aut aut sulla tenuta del governo e come già fatto in passato lega il proprio destino politico alla trasformazione dell’assetto istituzionale: “Non ci sto a fare le riforme a metà, non sto a Roma perché mi sono innamorato dei palazzi: se la classe politica dice che non bisogna cambiare, faranno a meno di me e magari saranno anche più contenti”. Nella sua intervista radiofonica il premier polemizza anche con Beppe Grillo. “Sono sicuro – dice – che molti elettori del Movimento 5 Stelle vorrebbero che Grillo votasse con noi la riforma del Senato. Ma Grillo ha più interesse a lasciare le cose come stanno. Ma se facciamo le riforme che gli italiani chiedono da 20 anni, anche i populisti indietreggiano”.

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