Il peso, assieme al continuo movimento dei pollici prolungato per ore, ha provocato nel paziente un risveglio spiacevole, con i polsi sovraccaricati e dolenti. La diagnosi è “WhatsAppite”, scrive su il dottor Fernandez-Gurrero. A quel punto scattano gli antinfiammatori, e soprattutto un’astinenza obbligata da chat e smartphone. Non è la prima volta che un disturbo viene associato a un dispositivo o un’applicazione elettronica: nel 1990, in piena esplosione del Nintendo Gameboy, non erano pochi a riscontrare polsi e dita affaticate e doloranti. E si parlava di “Nintendinite”.
Ma con la tecnologia di oggi, sempre più diffusa, la WhatsAppite sembra destinata a diffondersi.
Fernandez-Gurrero parla di una condizione che si va ampliando verso il mondo degli adulti, una malattia emergente che arriva da segnalazioni iniziali nella sfera di bambini e ragazzi. Tutti chattano, ma probabilmente tutti dovranno imparare a gestire le proprie risorse muscolari. E nell’attesa si può sempre usare il riconoscimento vocale per inviare messaggini al mondo.