A rivelarlo è Ondanews, che racconta dell’intenzione dell’avvocato della famiglia Rubino, Demetrio Ricciardone, di far riaprire le indagini sulla base di una ricostruzione tecnica dell’accaduto, fatta da un esperto di infortunistica stradale.
L’incidente, in cui perse la vita Giovanni Rubino, avvenne poco prima di mezzanotte sulla statale 78. L’auto con a bordo i due giovani si schiantò contro una quercia e i due furono scaraventati fuori dall’auto. Non essendoci testimoni il caso fu chiuso convalidando la versione data da Paciello. Alla guida della Toyota Aygo ci sarebbe stato Rubino, proprietario della vettura morto qualche settimana dopo l’incidente, anche se la famiglia non ha mai creduto pienamente a questa storia.
“Al momento dei fatti l’attribuzione delle responsabilità venne fatta sulla base della proprietà del veicolo e non su accertamenti tecnici necessari” specifica l’ingegnere Giuseppe Pisano, esperto in infortunistica stradale. Entrambi i ragazzi, infatti, erano già stati trasportati in ospedale quando giunsero i carabinieri sul posto. Una cosa è però confermata: la velocità era elevata, su una strada priva di illuminazione e bagnata.