Antonello De Rosa ancora una volta alla rassegna teatrale Li Curti, questa volta con uno spettacolo diverso da tutti gli altri, quasi tragico.
“Tre donne e un uomo per quattro prototipi di mamma : la mamma che racconta le fiabe, la mamma che impazzisce perché chiuso in un manicomio, la mamma sempre attaccata al telefono e fa delle sua vita quotidiana le telenovela che vede in tv, e infine la mamma timorata di Dio che non accetta la gravidanza della figlia ancora non sposata e in giovane età.”
“Sentivo che almeno di due personaggi dovevo fare qualcosa e non mi piaceva l’organigramma delle quattro storie: ho raggruppato in una sola mamma tutti i pensieri e tutti i modi di vivere. Come perno principale ho messo la mamma Maria Di Carmela: chiusa nel manicomio, interloquisce con le monache che dovrebbero accudirla. Mi piaceva seguire questo filone per la sua storia.”
Un grande lenzuolo rosso come vita, un bambolotto come figlio, e un attore sul palco che fa da mamma. Un’atmosfera intensa che pian piano cresce, ritrovando le altre mamme che salgono sulla scena in un unico corpo,il quale parla con personaggi come Claudio Villa e Ghandhi, fino a parlare della figlia la quale rimane incinta prima del matrimonio e ne fa la causa della sua schizofrenia oltre a vedere nei suoi occhi la causa del Cristo morto.
“Adoro i personaggi di Ruccello e adoro soprattutto i personaggi femminili. La donna ha la capacità di procreare, proprio come l’attore che riesci a procreare sul palco. Una donna genera vita e io quando recito ho la possibilità di creare un nuovo personaggio. Questi personaggi mi intrigano molto perché sono prove d’attore.”
Il regista, in questo caso anche attore della sua creazione, donerà tutto il ricavato all’associazione O.A.S.I., che persegue esclusivamente finalità sociali, sia nel campo dell’assistenza socio-sanitaria sia nel campo del miglioramento della qualità della vita. Aiuta i bambini ricoverati nei reparti pediatrici a trascorrere momenti di spensieratezza, con l’obiettivo di far dimenticare loro, anche solo per attimo, ciò che sono obbligati a vivere senza nemmeno averlo chiesto. Piccoli e deboli corpi privati da ciò che un semplice bambini dovrebbe fare alla loro età, costretti per esigenza sanitaria restare nei propri letti e cercare ogni giorno di lottare contro il nero della vita. L’associazione Oasi, con Antonello De Rosa che sposa la loro azione solidale, lotta semplicemente affinché questi bambini possano vivere e chiede di farlo anche a coloro che assisteranno allo spettacolo “Traccia di mamma” al Social Tennis Club a Cava de’ Tirreni, venerdì 21 febbraio alle ore 21.
Articolo di Clemente Donadio
Foto di Nicola Ferrentino
Stile coinciso ,efficace e dettagliato!ottimo articolo …complimenti all’autore Clemente Donadio!
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