DSC_0126Salerno. Un bambino che, impaziente di giocare, osserva la madre che stende le lenzuola su di un immenso balcone di casa propria. Le ombre create dalla luce fanno nascere nel regista la voglia di salire sul palcoscenico e recitare, divenendo uno dei più conosciuti attori e registi del salernitano: Antonello De Rosa.

Nel freddo pomeriggio di un giovedì sera, La Feltrinelli di Salerno ha ospitato la lettura/spettacolo de”Il Piccolo Principe” con la regia di Antonello De Rosa. Un modo questo di passare dai righi del cartaceo alla realtà dei corpi degli attori, Victor Stasi, Alessandro Tedesco e Simona Fredella.

Occhi di bambini e sorrisi di adulti incantati nell’osservare i costumi e l’essenzialità di quelli che sono stati i 50 minuti di fiaba mai vissuti prima d’ora nelle quattro pareti della libreria del Corso Vittorio Emanuele. Un mantello di cielo stellato del principe e le particolarità di tutti gli altri personaggi della storia, interpretati tutti dalla bravura di Alessandro Tedesco, dal vecchio re solitario al vanitoso, dall’ubriaco all’uomo d’affari, senza trascurare la figura dell’aviatore, la prima ad incontrare la semplicità del ragazzo fiabesco.

Una scelta diversa da tante altre, quella di Antonello De Rosa, che dai classici di Euripide passa ai racconti per bambini e adulti.

Abbiamo lasciato Antonello De Rosa con “Medea: il sogno”, ora invece passiamo al racconto fiabesco. Perché questo passaggio?

“I passaggi fiabeschi mi intrigano moltissimo. Ho iniziato proprio a lavorare con le fiabe, fiabe che mi hanno accompagnato per molto tempo, dalla mia infanzia quella che mi ha colpito di più è stata “Colapesce”. Quando ho avuto la possibilità poi di fare laboratorio ho fatto lavorare i ragazzi e gli adulti propria su questa fiaba. Quindi il racconto fiabesco mi ha sempre affascinato. Chi non ha avuto un racconto fiabesco dai propri nonni, quindi il passaggio tra Medea e Il Piccolo Principe è breve, la stessa madre Medea avrà raccontato delle fiabe ai propri figli prima di ucciderli, aldilà poi delle situazioni coniugali.”

Quando hai letto per la prima volta “Il Piccolo Principe”? Cosa ti ha suscitato la prima lettura?

“Ti confesso: prima di capire cosa voleva dire Il Piccolo Principe, lo avrò letto una decina di volte. Ancora oggi, quando io ci ho lavorato con i ragazzi, quelle parole mi ritornavano in mente e pensavo che questo non è un libro per bambini, ma per adulti. Ha concetti straordinari sull’amicizia. E’ facile parlare di amicizia, ma entrare poi nei cardini della parola stessa diventa più complicato. Avendo letto più di una volta, anche l’edizione napoletana “O’ princip pizzrill”, mi ha appassionato ancora di più. Poi l’ho accantonato perché non era nel mio target, perché faccio tutt’altro. Come fai con il Piccolo Principe? E’ talmente straordinario che non ha bisogno di una messa in scena, metti in funzione la fantasia e vivi all’interno di una fiaba. Ho fatto lavorare i miei attori semplicemente sulla storia.”

Immagini Piccolo PrincipeSembra un piccolo racconto ma racchiude in se talmente tanti aspetti difficili da elencare. Quale di questi ti ha sorpreso maggiormente?

“L’essenziale è invisibile agli occhi!” La mia volpe è un dj, un personaggio che vive la notte, una persona che noi allontaniamo per fastidio che dà questa battuta, essenziale. Su questo personaggio mi sono divertito molto, come anche per il geografo, riproponendo l’edizione napoletana. Come mai questi passaggi anche dialettali? Il Piccolo Principe appartiene a tutti.”

Dal cartaceo al mondo di reale. Nel mese di Gennaio verrà portato in scena tutto lo spettacolo. Quali difficoltà hai riscontrato nel portarlo sul palco?

“La difficoltà maggiore di quanto si porta in scena un testo del genere è proprio non strafare, c’è bisogno dell’essenziale. Non esiste scenografia, esiste solo un lenzuola, proprio perché i bambini devono capire come nasce il teatro, dall’essenzialità. Abbiamo lavorato su questo lenzuolo dove si vedono anche le cuciture e proprio su questo lenzuolo è stata creata questa nebulosa gigante con un vuoto al centro, e poi in questo vuoto si susseguono delle ombre. La mia passione per il teatro nasce proprio dalle ombre, quando vedevo l’ombra di mia madre riflessa sulle lenzuola che stendeva sul terrazzo, quindi riporto sempre la mia infanzia, la mia fiaba.”

Passiamo al regista. Quando si legge un racconto o altri copioni ci si rispecchia in quello che si legge. In quale personaggio ti rispecchi de “Il Piccolo Principe”?

“Mi metti in difficoltà perché esce fuori il mio ego. Non potrei vedermi in personaggi negativi, sono il Piccolo Principe. Sono alla continua ricerca, no dell’amicizia, ma di quello che può donare l’amicizia, e qual’ora mi dovessi fermare significa che non ho capito ancora niente. Ho sempre sognato di essere un po’regale.”

“E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante”. La rosa di Antonello?

“Ti mette anche in imbarazzo il testo perché ti fa domande precisissime e profonde. La mia rosa è la mia professione, è ciò che ho sempre sognato da bambino, però poi ho studiato tutt’altro. Ma tutto il tempo che io ho dedicato è stato tutto per confluire le forze sul teatro. E’diventato talmente importante per i sacrifici che ho dedicato.”

Cosa speri di trasmettere alle persone che vedranno lo spettacolo?

“Il pubblico adulto, ormai da tempo, ha abbandonato quell’essere bambino, la situazione fantasiosa. L’80 % dei miei allievi presso il laboratorio salernitano, è formato da persone cinquantenni, quindi forse il teatro è interessante, e anche se non abbiamo più speranze di tornare bambini almeno con la fantasia, c’è sempre quella luce che ti fa capire di usare un pizzico di fantasia, che non perdiamo mai ma che invece accantoniamo nel nostro cassetto. Abbiamo vergogna della fantasia perché ci mette a nudo. La fantasia è uno specchio. La mia missione è di aiutare a cacciare fuori quello che teniamo sempre nascosto, puro e innocente.”

Un regista che chiede il 100% ai propri attori ma soprattutto a se stesso. Attori che con la loro disinvoltura ma soprattutto con la loro capacità di interpretare al meglio le perle del racconto più famoso tra grandi e piccini, si muovevano tra la gente della libreria ispirando curiosità fino a ritrovarsi circondati da occhi sempre più vogliosi di vivere nel mondo della fantasia anche solo per 50 minuti. In attesa di assistere allo spettacolo vero e proprio de “Il Piccolo Principe”, diretto da Antonello De Rosa, ci godiamo del ricordo della lettura spettacolo sperando che il messaggio del regista sia arrivato ai cuori degli adulti e ai sorrisi dei piccini.

 Articolo, foto e video di Clemente Donadio

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