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La Storia a Nocera Superiore muore dinanzi ad un cancello verde scrostato dal tempo e ad un cartello quasi illeggibile:  ‘Soprintendenza Archeologica di Sa-Bn-Av. Zona archeologica di Nocera Sup. Per informazioni rivolgersi al personale’. Al di là di quella barriera, fisica e culturale, giacciono i resti di un teatro ellenistico romano risalenti al II secolo A.C. La zona compresa tra le località di Pareti e Pucciano è pressochè inaccessibile a chi non è del posto.

A condurci in questo viaggio nell’abominio di una città ricchissima di storia eppure abbandonata a sé stessa sono il professor Leonardo Cicalese e gli avvocati Nicola Cuccurullo e Pasquale Guariglia

2Un piccolo capolavoro immerso nel degrado, la strada di campagna per arrivarvi è una lingua di terra intervallata da piccoli orti privati e sterpaglie non che da abitazioni di fortuna.

Sopravvissuto all’eruzione del 79 D.C. questo splendido esempio della grandezza del passato non sembra potersi sottrarre all’incuria dell’attuale temperie. “Provo a bussare al citofono, vediamo se rispondono” dice Cuccurullo, già membro in passato dell’Archeoclub, un’associazione che si occupa dalla salvagurdia e valorizzazione dei beni archeologici; la risposta è il silenzio ottuso di una comunità e di un’istituzione che proprio non vogliono capire.  “Dinanzi a questi comportamenti – aggiunge Guariglia segretario citttadino del Pd – non ci si può che vergognare. Come si può oltraggiare un simile patrimonio storico culturale non facendo nulla per  opporsi?”

3Poco più in là sorge il Tempio Paleocristiano Santa Maria Maggiore detto anche ‘La Rotonda’.  La struttura risalente al VI secolo D.C. è l’ennesimo emblema di spreco di denaro pubblico e di inefficienza burocratica. Per accedervi è necessario contattare ‘privatamente’ il custode Luigi Ronca. Un uomo di mezza età, ultimo membro di una famiglia che dal 1860 custodisce il tempio in maniera del tutto volontaria.  Ricevono infatti in cambio del proprio lavoro solo le offerte dei visitatori.

Aperti i cancelli lo spettacolo che si apre davanti ai nostri occhi è un trionfo di luci violente ed ombre affascinanti. Catapultati all’interno del mito non si può non rimanere soggiogati dall’enorme vasca posta al centro della struttura piuttosto che dall’altare; leggermente sfalsato rispetto all’entrata principale dell’edificio. 

“La struttura– spiega Cicalese – passò da primitiva sala termale a tempio dei primi cristiani che vi ricevevano il battesimo per immersione. La struttura è caratterizzata anche dalla presenza al suo interno di splendidi affreschi del XV e XVI secolo raffiguranti scene del Nuovo Testamento”.

4Al piano superiore, dov’è posizionato un piccolo museo, un cartello avverte: ‘Progetto di Allestimento del Lapidarium annesso al Battistero Paleocristiano di Santa Maria Maggiore  Chiesa di Santa Caterina. Finanziamento Patto Territoriale per l’Occupazione dell’Agro Nocerino Sarnese S.p.A. Decreto di Concessione del 23-03-2004” Peccato però che quei soldi finanziati dalla Regione non abbiano mai prodotto ricchezza né generato una reale occupazione.

L’ultimo sberleffo, lo si nota all’uscita, una pedana, cofinanziata dall’Unione Europea con un altro piano, il Recite II nell’ambito del Lodis, giace intatta; rovinata dal tempo e da istituzioni pubbliche e private avide solo di potere.

Girare in auto in questo lembo di terra, dove all’unità si afferma con forza il culto secolare della diversità, è un po’ come toccare con mano, in scala ridotta, il male atavico che da sempre affligge il sud; specie in quelle zone maggiormente ricche di storia e cultura. “E’ un problema anche di mentalità – sottolinea Guariglia – si preferisce guardare al proprio particolare anziché al bene generale. Cambiare modo di pensare non è semplice, occorrono decenni e classi politiche all’altezza del cambiamento”  Sullo sfondo accanto ai nomi delle strade compaiono le varie località Grotti, Pareti, Pucciano, “Siamo orgogliosi della nostra identità – aggiunge Cicalese – e non credo che l’unione con Nocera Inferiore possa portare grandi benefici anche in termini economici”.

6Il chiostro del convento “S. Maria degli Angeli” è un altro esempio di come l’arte possa essere oltraggiata e sconnessa rispetto al tessuto sociale di appartenenza. Anche qui l’accesso, ad un ipotetico turista di passaggio piuttosto che ad un nocerino non ben addentrato nella comunità, è precluso.

 Per visitare gli splendidi dipinti che si trovano al suo interno è necessario contattare Padre Remigio Stanzione un francescano ultranovantenne dai modi bonari e dalla grande passione per l’arte. Schiuse le porte del convento lo spettacolo che si apre dinanzi agli occhi del visitatore sono un susseguirsi di volte affrescate tese all’esaltazione dell’ordine dei francescani e di San Francesco.  “Questa struttura dice Padre Stanzione risale alla seconda metà del secolo XVII ed è stato poi rifinito nei primi anni del XVIII secolo. In essa – afferma con orgoglio – è racchiuso un immenso tesoro di arte settecentesca”. Poco propenso ad affrontare questioni strettamente burocratiche Stanzione preferisce non dilungarsi sul perché della presenza di impalcature che da mesi giacciono sulla facciata dell’edificio. “So che i costi sono a nostro carico, ma non mi chieda il perché non siano ancora terminati. Non me ne occupo io. Ho più di novant’anni e son altre le priorità per me”.

7Per accedere ai resti della necropoli di San Clemente bisogna invece passare attraverso una strada privata di proprietà della “Petti” uno stabilimento industriale che produce conserve di pomodoro.

 “E’ un altro paradosso di questa città – dice Cuccurullo per poi continuare – una soluzione ci sarebbe, ma come può ben vedere il passaggio è chiuso al traffico” L’avvocato fa riferimento ad un ponte che dalla strada statale 18 permetterebbe di arrivare direttamente allo scavo ma le solite pastoie burocratiche lo impediscono. Amaro anche il commento di  Cicalese in relazione ai fumi provenienti dalla fabbrica “Non fanno di certo bene a questo che è da considerarsi un’altra splendida testimonianza della grandezza del passato”.

8Andiamo via e l’ultima tappa di questo viaggio paradossale in una terra ricca di storia eppure totalmente inefficiente per ciò che concerne la sua valorizzazione è Villa De Ruggiero; un complesso museale allestito all’interno di una casa signorile con oltre 200 anni di storia alle spalle. Ristrutturata dalla Provincia nel 2009 è stata aperto al pubblico solo nel 2012.

 Al suo interno sono in mostra opere di artisti contemporanei e non venuti in contatto con questo territorio. “Valorizzata dalla Provincia questo museo sembra essere snobbato dal Comune – dice Guariglia – compito delle future amministrazioni sarà quello di valorizzare anche strutture come queste. Difficile dargli torto, malgrado siano le 10 di mattina di un giorno feriale, al suo interno non si scorge una sola scolaresca.

Alle spalle del manufatto uno strano figuro arrostisce carciofi con fare pittoresco per attirare clienti. Pare lo chiamino  “O’ Riavolo”; in estate spacca meloni e li ‘regala’, dietro lauta ricompensa, agli invitati dei matrimoni che si imbattono in queste zone. Non ha licenze né permessi per vendere; ma questa è ancora un’altra storia; tutta da raccontare.

Storia di una terra di demoni, angeli e di una civiltà tutta da riscoprire.

Raffaele de Chiara 

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