the bidons 2Sono cinque ma fanno un gran baccano. Si chiamano The Bidons, vengono da “Irno valley” e hanno iniziato a suonare per fare “tanto rumore” in serate dove portano le cover dei loro idoli “come buona tradizione garage vuole”. Ma da quando hanno preso gli strumenti per divertirsi, di strada ne hanno fatta. I The Bidons, ovvero Albino Cibelli alla voce, Nico Plescia e Gianmario Galano alle chitarre, Ezio Marinato al basso e Mario Siniscalco alla batteria, hanno cambiato tre formazioni e prodotto due dischi: ‘Granma Killer!!!’ nel 2012 e ‘Back to the Roost’ nel 2013. Dopo essersi ritirati per un po’ dalle scene,  girano  l’Italia per suonare in lungo e in largo. Quello che segue è il racconto di una sera a Pellezzano, tra risate e schitarrate nella loro piccola saletta privata.

Quando nascono i The Bidons?

“Nel 2005, quando un manipolo di amici decide di mettere su una band perché aveva troppa voglia di far casino. Abbiamo iniziato suonando cover nei locali per conquistarci un po’ di spazio e poi, pian piano, abbiamo iniziato a scrivere pezzi. Il nostro primo è stato LP, ‘Gramma Killer!!!’ Da allora abbiamo avuto diversi cambi di formazione: si sono susseguiti cinque batteristi, un chitarrista e un bassista. E’ stato un po’ difficile affrontare questi cambiamenti, soprattutto quando si cerca un sound, nel nostro caso del genere garage, ben definito”.

Chi scrive i pezzi?

“Siamo un gruppo che fa gruppo in tutti i sensi, soprattutto nella composizione dei pezzi. C’è di rado un’idea che prevale sulle altre. Di solito chi ha un’idea la porta in saletta, se ne discute, la si studia e ci lavoriamo insieme. Ed ecco che viene fuori il nostro “fondamentalismo della saletta”, del tutto in linea col nostro genere di riferimento, il garage rock n roll degli anni ’60. Se potessimo, in saletta, ci vivremmo!”

Come la mettete con le influenze diverse?

Gli ascolti sono assolutamente indipendenti, sarebbe impossibile il contrario. Però le influenze sono le stesse, perché nel gruppo ci si confronta. Non siamo un “gruppo che fa gruppo” solo nella stesura dei pezzi, lo siamo soprattutto nella vita di tutti i giorni. Stiamo spesso insieme ma abbiamo cinque teste diverse, cosa che si ritrova anche nel nostro ultimo disco ‘Back to the Roost’ che ha tutte le sfumature del garage dell’ epoca”

 In Back To The Roost,  prevale un sound sporco e poco patinato, è una scelta voluta?

“Assolutamente si! Quando è uscito Granma Killer!!! chi l’ascoltava e poi veniva ai nostri live ci diceva che eravamo molto più adrenalinici dal vivo. In effetti, alla prima esperienza di registrazione, ci siamo trovati quasi a subire un missaggio più patinato. Poi abbiamo imparato la lezione”

Quale lezione?

“Che avremmo dovuto registrare un disco in cui si rende perfettamente quel che facciamo ai live. Quindi ben vengano suoni più sporchi, graffianti, sbavati. E poi Back To The Roost è stato registrato nello studio di un amico, Nando Farro, dei Maybe I’m…, che ha capito benissimo quel che avevamo in mente”

Come giudicate la scena culturale salernitana da musicisti?

“Dal punto di vista dei locali, malissimo. I gestori speculano molto sulle serate, sembra quasi che i musicisti debbano pregare per suonare. E poi gli spazi, quei pochi che abbiamo, sono tenuti molto male. Per non parlare dei promoters che si dichiarano tali ma lavorano senza passione e senza arte, nè parte. Non basta solo amare la musica per fare i promoters e fare serate, ci vuole molto lavoro e  attenzione. Non c’è rispetto, prima di darti l’ok per suonare ti chiedono quanta gente puoi portargli. Ma noi, come tanti altri gruppi che conosciamo e coi quali c’è reciproco rispetto, suoniamo per divertirci, non per riempire locali”

Quali sono progetti dei The Bidons per il futuro?

Sicuramente girare lo Stivale in lungo e in largo per suonare live e poi fare un terzo disco. Sa com’è, avendo cambiato di nuovo formazione, abbiamo due elementi nuovi e dobbiamo farli sfogare”.

 Arianna Grilli

Foto di AdUp Comunicazione Salerno