Si stringe sempre di più il cerchio intorno ai complici del piccolo pregiudicato sottoposto a fermo dai Carabinieri di Battipaglia nella giornata di domenica. A suo carico erano stati raccolti una serie di indizi (che hanno condotto il GIP in sede di convalida del fermo a trattenere in carcere l’arrestato) che lo indicavano quale responsabile del tentativo di estorsione (aggravata dal metodo mafioso) ai danni di un negozio sito nel centro di Battipaglia.
Un prepotente e preoccupante ritorno del raket nella città della piana del Sele, smorzato dall’intervento dei Carabinieri. Già segnali si erano percepiti nei mesi scorsi. Non a caso un supermercato anch’esso ubicato nel centro di Battipaglia era andato a fuoco nelle scorse settimane ed i Carabinieri nutrono ancora forti dubbi sulla accidentalità dell’evento.
Ed è proprio per fare terra bruciata attorno ai complici del giovane arrestato N.S. appena 23enne, che i Carabinieri hanno compiuto nella notte una serie di perquisizioni con riscontri interessanti ai fini delle indagini che vengono coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Salerno.
Le indagini hanno portato ad evidenziare come al netto rifiuto del commerciante di pagare il pizzo di 5.000 euro a lui imposto per aiutare le famiglie dei carcerati (tipica espressione per fare intendere che l’elargizione è resa in favore dell’organizzazione criminale), è seguito il danneggiamento delle serrande del negozio, ed ancora, il posizionamento della bottiglia incendiaria vicino alla serranda del negozio. Il messaggio era chiaro “se continui a non pagare abbiamo a disposizione la benzina”.