nds_phone-kXkF-U10301942999588fJF-568x320@LaStampa.itIl primo week-end al botteghino è ormai decisivo per il successo o il fiasco di un film. E conoscere le emozioni del pubblico in sala potrebbe aiutare a capire cosa ha funzionato o meno, e realizzare pellicole sempre più a prova di fallimento. Per questo case di produzione del cinema e pubblicitari stanno dimostrando grande interesse per Studio XO, società londinese che ha progettato un braccialetto in grado di misurare le emozioni di chi lo indossa.

Attraverso una serie di sensori a contatto con la pelle è in grado, secondo i creatori, di stabilire il livello di calma o di eccitazione di una persona e di segnalarlo attraverso una serie di led che identificano il massimo dell’autocontrollo con una luce verde e poi, attraverso il blu, il rosso e infine il magenta, uno stato progressivamente crescente di eccitazione. Alla prima proiezione test avvenuta durante il festival della pubblicità Cannes Lions , gli spettatori hanno assistito a una serie di cortometraggi mentre il loro stato emotivo, individuale e collettivo, veniva registrato dai tecnici e immagazzinato nel cloud.

Certo si tratta di un primo esperimento, ed è difficile immaginare che in futuro tutti vorremo indossare un braccialetto per far sapere quali sono le nostre emozioni durante la visione di un film, a maggior ragione quando attraverso una luce vengono svelate a chi ci siede accanto. Ma è possibile che un filmmaker proponga presto una nuova forma di narrazione interattiva, in cui la trama o il mood del racconto si adatti in tempo reale al nostro stato d’animo. Ancora più probabile è che l’idea venga presto applicata a quelle proiezioni test che Hollywood tuttora svolge, settimane prima dell’uscita di un film, con un pubblico selezionato di persone che poi deve rispondere a questionari per esprimere il proprio giudizio, e il cui risultato spesso determina il modo in cui il film verrà pubblicizzato e addirittura in alcuni casi rimaneggiato e posticipato.

I creatori della piattaforma XOX comunque vedono nella loro tecnologia qualcosa di più di un semplice congegno per il cinema e anzi pensano che, indossata anche con modalità differenti da quella del braccialetto, potrà tornare utile per molte altre applicazioni: basti pensare a un concerto in cui il pubblico interagisca emotivamente con la rock star sul palco o a videogame del futuro in cui il gioco si adatti in base al fatto che siamo rilassati o stressati, oppure ancora a una sfilata di moda in cui il couturier scopra in diretta l’impatto che i suoi abiti hanno sugli spettatori. Non è difficile immaginare che presto, alle presentazioni di un nuovo prodotto, il pubblico sarà costretto a indossare un qualche congegno che misuri in diretta lo stupore o la delusione o che un candidato a un colloquio di lavoro sia invitato a fare lo stesso per rivelare il livello di autocontrollo.

Le suggestioni sono tante e diverse tra loro, ed è certo che quello delle emozioni (e dei gadget volti a captarle, immagazzinarle, analizzarle) è un mercato che crescerà esponenzialmente nei prossimi anni. A patto di affinare i metodi di analisi (oggi spesso affidata a valori come temperatura corporea, sudorazione, ecc.) e di proporre gli strumenti di misurazione meno invasivi possibili.