Ospedale_San_Leonardo_Salerno. Chiedevano soldi, dai 1500 ai 6mila euro, ai malati gravi per far loro saltare le liste d’attesa ed essere operati subito. E’ questo lo scenario che, dopo circa un anno di indagini, è stato svelato nell’ospedale di Salerno “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”.

Coinvolti 3 sanitari dell’ospedale di Salerno: il primario del reparto di Neurochirurgia all’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, il cinquantenne irpino Luciano Brigante, accusato di concussione; sospeso dal pubblico servizio per 9 mesi il direttore del dipartimento di Neuroradiologia Renato Saponiero; indagata la 48enne Annarita Iannicelli, caposala del reparto di neurochirurgia.

Indagato, ma non destinatario di una misura cautelare poiché cittadino americano, il neurochirurgo Takaori Fukushima, titolare del Brain Institute di San Rossore, considerato un luminare in campo medico. Fukushima già nel maggio dello scorso anno era stato destinatario di un’informazione di garanzia. Nell’ottobre 2015 era stata diffusa la notizia, poi smentita dalla Santa Sede, che Fukushima si fosse recato in Vaticano per visitare Papa Francesco.

Dalle indagini, avviate nell’aprile 2015, è emerso che nel reparto di neurochirurgia dell’ospedale Ruggi e presso la clinica toscana del dottore Fukushima, i pazienti con patologie gravi  (meningiomi, neoplasie cerebrali, problemi spinali, metastasi al cervello, neurinoma dell’acustico), erano soliti pagare mazzette per essere operati nel più breve tempo possibile. Le indagini sono scattate in seguito alla morte di una paziente: secondo la denuncia di un parente della vittima, l’operazione chirurgica era stata preceduta dal versamento di una somma in denaro per accelerare i tempi in lista d’attesa.

Sono 9 i casi finora accertati in cui i pazienti hanno scavalcato le liste d’attesa. Secondo l’accusa, i pazienti erano formalmente prenotati per operazioni intramoenia, ma non vi è mai stato alcun versamento nelle casse del Ruggi; era lo stesso Brigante che assicurava a tutti che avrebbe curato di persona l’operazione, e che avrebbe superato le prenotazioni al Cup.

I costi dell’operazione, del ricovero e della degenza erano invece regolarmente imputati al Servizio sanitario nazionale, e i soldi versati dai pazienti percepiti dal primario, da Fukushima, e da un allievo di questi, il 61enne neurochirurgo dell’Università di Pisa Gaetano Liberti, altro destinatario della misura cautelare, che avrebbe messo in rapporto suoi pazienti con il primario del Ruggi d’Aragona, facendo anche pressioni perché si operassero e rilasciando loro una ricevuta formalmente emessa dal Fukushima Brain Institute con la causale “Consulenza neurologica” per il versamento di denaro effettuato.