estorsioneSono quattro le persone rinviate a giudizio e sette quelle che affronteranno il rito abbreviato, sulle quali pende l’ipotesi di accusa di estorsione e usura.

Pare, infatti, che queste avessero creato un sodalizio a danno degli imprenditori di Battipaglia ed Eboli e che a capo ci fosse il boss Giovanni Marandino, originario di Battipaglia, ma residente a Capaccio.

Come si apprende dal quotidiano La Città, hanno scelto il rito abbreviato Roberto Squecco di Capaccio, imprenditore nel settore delle pompe funebri e titolare di uno stabilimento balneare, Antonio Cibelli, Francesco Adamo di Nocera, Ettore Iovine di Salerno, Vincenzo Senatore, Enrico Bifulco di Napoli e Ciro Casella di Salerno. Mentre affronteranno il processo ordinario, oltre a Marandino, anche Emanuell Marandino di Capaccio, Nicola Battipaglia di Nocera e Francesco Pingaro di Capaccio.

L’operazione “Parmenide” era scattata dopo la denuncia di estorsioni da parte degli imprenditori sottoposti a minacce e ricatti.

A seguito di intercettazioni telefoniche, i Carabinieri hanno arrestato nel 2014 Ciro Casella, trovato in possesso di una pistola dalla matricola abrasa, mentre, si recava insieme agli altri dal titolare di un negozio.

Mentre, nella sua auto è stata recuperato un ordigno a base di tritolo.

A fine 2014 la squadra mobile di Salerno, con a capo il vicequestrore aggiunto Claudio De Salvo, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia, ha sgominato l’intero clan.