Krzysztof Penderecki_1Ravello. In occasione del suo ottantesimo compleanno, torna in Italia Krzysztof Penderecki, il più celebre e prestigioso – insieme a Pierre Boulez – tra i grandi compositori-direttori d’orchestra ancora in attività.

Il concerto in cartellone venerdì 20 settembre (ore 20) all’Auditorium Oscar Niemeyer di Ravello apre la programmazione autunnale del Ravello Festival ed inaugura un minitour di tre sole date che porteranno il maestro, dopo Ravello, ad Assisi e Faenza.

Sulla soglia delle ottanta primavere, Penderecki ha ancora tanta voglia di stupire. Il concerto di Ravello sarà infatti, un’occasione unica per ascoltare, oltre alla Serenata in mi maggiore per archi op.22 di Dvořák, pagine di raro ascolto, firmate dallo stesso musicista e affidate, nella parte solistica, ad un flautista autorevole come Massimo Mercelli.

“Sono tre lavori – spiega il compositore polacco – che si collocano intorno agli anni Novanta. Spesso si tratta di rielaborazioni di pagine già scritte. O, come nel caso dell’Adagietto da “Il paradiso perduto”, di brani composti ripensando alle atmosfere di pezzi che ho amato in modo speciale”. Le musiche di Penderecki, autore d’avanguardia fino agli anni ’80 reso celebre da Threnody per le vittime di Hiroshima e Polymorphia, fanno ormai parte del repertorio delle stagioni concertistiche e dei festival di tutto il mondo. In occidente deve però la sua celebrità anche a due pellicole cinematografiche come L’esorcista e Shining. “Non ho scritto musica appositamente per queste pellicole. – ha tenuto a precisare – Il compositore di musiche da film è generalmente ben pagato, ma spesso non riesce a farsi prendere sul serio dal mondo accademico o della classica in genere. Detto questo non ho avuto problemi a dare il mio assenso all’uso delle mie musiche”.

Sul parquet dell’auditorium Penderecki indosserà i panni del direttore e guiderà l’Orchestra da Camera di Perugia e su questo doppio ruolo dice “Rimango fondamentalmente un compositore. Non è detto che chi scrive sappia anche dirigere le proprie musiche. A volte l’ho fatto perché le ritenevo sufficientemente complicate per affidarle ad altri”.