Arriva da Sky il primo ricorso di peso contro le nuove norme Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) per la difesa del diritto d’autore, in vigore dal 31 marzo. È un ricorso straordinario, rivolto dall’emittente satellitare al Capo dello Stato, con un atto firmato dal noto costituzionalista Roberto Mastroianni. Alla base c’è un’accusa: il governo Berlusconi (tramite decreto Romani sull’audiovisivo) avrebbe dato un potere eccessivo, anti costituzionale, ad Agcom, nell’affidarle il compito di stabilire nuove regole contro la pirateria.
Tecnicamente, l’errore sarebbe di “eccesso di delega” da parte del legislatore a favore di Agcom. Sky è la prima azienda a ricorrere contro il regolamento Agcom. Avevano già fatto ricorso (al Tar del Lazio) varie associazioni dei consumatori (Altroconsumo, Movimento di difesa del Cittadino), Assoprovider, l’associazione Nazionale Stampa Online, la Federazione dei media indipendenti (Femi) e l’Open media coalition.
È notevole che sia una emittente tivù a scendere in campo contro Agcom, visto che invece Mediaset è da tempo uno dei principali sostenitori delle nuove regole, per la difesa del proprio diritto d’autore su internet.
Sky avrebbe però almeno due motivi per agire in questo modo. Il primo è che le nuove regole consentono ad Agcom di bloccare non solo siti internet ma anche programmi tivù che violerebbero il diritto d’autore. Autori di programmi, con cui Sky ha contenziosi, potrebbero quindi utilizzare questo nuovo strumento per dare filo da torcere all’emittente. Se ritengono che Sky stia utilizzando i loro contenuti senza permesso (cioè senza retribuirli), possono andare da Agcom per chiedere il blocco del programma per violazione del diritto d’autore. Oppure possono anche limitarsi a minacciare quest’azione, per avere un maggiore potere contrattuale nei confronti di Sky.
È insomma una spada di Damocle inedita sull’emittente. Un altro motivo per il ricorso potrebbe essere semplicemente tattico: mettere pressione su Agcom per provare ad avere contropartite su altri fronti della regolamentazione tv.
La battaglia sulle nuove regole Agcom è insomma ancora in corso. Anzi, è destinata a infuocarsi. Consideriamo infatti che ancora la macchina repressiva di Agcom non ha agito. Una volta che arriveranno i primi ordini di oscuramento siti, gli operatori telefonici potranno opporsi facendo ricorso al Tar.