roncaSalerno. Dopo Mariotto, Fantoni e Grilli, anche il team manager Riccardo Ronca lascia la Salernitana. Una decisione maturata domenica scorsa in prossimità dell’inizio della partita contro il Barletta e comunicata ufficialmente a Lotito mercoledì pomeriggio, con un incontro con la stampa che gli ha permesso di chiarire i motivi del suo addio: “Anzitutto ringrazio tutti coloro che in queste ore mi hanno manifestato affetto, porterò sempre nel cuore la Salernitana e sono certo che un giorno tornerò a lavorare per Salerno e per la nostra splendida curva. Purtroppo vado via per il rapporto incrinato con un dopolavorista che crede di poter mettere bocca su tutto interferendo con il lavoro altrui senza rispetto e senza averne neanche i titoli. Sto parlando, ovviamente, del responsabile dell’area tecnica Susini: la società non ha definito i ruoli e queste continue invasioni di campo sono la logica conseguenza. Di episodi ne sono capitati tanti, non sopporto chi fa la bella faccia davanti e poi ti pugnala da dietro: una volta litigammo nello spogliatoio e mi strinse la mano promettendomi che tutto era finito lì, il giorno dopo rapportò tutto al presidente. Per non parlare dei cambi di programma rispetto ai campi di allenamento, alla sua presenza in panchina a Barletta ed a tanti altri episodi che non mi sono piaciuti. Certo, Lotito non ha fatto nulla per trattenermi, forse gli sta bene così”.

Ronca, visibilmente commosso, rincara la dose: “Prima la valvola di sfogo di Susini era Pagni, poi Mariotto, ora è toccato a me, sta facendo terra bruciata intorno a sè ed anche con Perrone ha dimostrato di avere scarsa sensibilità: è stato il mister a portarlo a Salerno, quando ha interrotto il rapporto con la Salernitana eravamo tutti convinti che Susini si dimettesse, ma forse preferisce guadagnare un po’ qui, un po’ là”. Ringraziati pubblicamente i calciatori (“nello spogliatoio erano tristi e volevano chiamare Lotito, ho dovuto pregarli per far sì che non venissero a questa conferenza” ha detto in merito), Ronca si toglie altri sassolini dalla scarpa: “Non si può lavorare a distanza. I presidenti sono molto presenti, a Salerno c’è uno staff che lavora, ma poi arrivano due persone da Roma che vivono il gruppo due volte ogni dieci giorni e che pretendono di saperne più di noi. Non baratto la dignità con nulla, la tifoseria merita gente che lavori 20 ore al giorno per la Salernitana, non chi ha un doppio mestiere e che mi ha rinfacciato finanche il tatuaggio che ho fatto. Sono 2 anni e mezzo che si verificano queste situazioni, anche nella passata stagione qualcuno andava alle feste dei club o alle cene con i tifosi discutendo con Lambiase, evidentemente c’era interesse ad accaparrarsi le simpatie della gente in un modo comunque non professionale”. Chiosa dedicata al futuro della Salernitana: “Resterò sempre tifoso di questa squadra, i giocatori mi hanno commosso reputandomi fondamentale per il progetto, mi sono dimesso con grande dignità ed è stata una scelta che mi ha ferito come uomo,prima che come professionista. L’obiettivo minimo è la qualificazione ai play off e proseguire la scia di vittorie, con i presidenti il rapporto è buono, ma mi aspettavo di poter continuare l’avventura anche per i prossimi anni”.